Genova 1851 – Roma 1903

Filippo Silvestro Giulianotti scultore ligure

Filippo Silvestro Giulianotti nel 1864 avviò precocemente la propria formazione artistica presso l’Accademia ligustica di Genova, dove a partire dal 1871 frequentò i corsi degli scultori Santo Varni e Giovanni Scanzi.
Esordì in quegli anni con i busti celebrativi di Giuseppe Mazzini e Goffredo Mameli.
Nel 1880 partecipò alla Promotrice di Belle Arti di Torino con un’opera di soggetto storico-politico, la scultura in gesso intitolata La Repubblica del 1793.
Nel 1881, in seguito alla vittoria nel concorso per la pensione Durazzo indetto dall’Accademia genovese, si trasferì a Roma, senza mai interrompere i contatti con Genova, perfezionandosi sotto la guida dello scultore piemontese Giulio Monteverde.
Nello stesso periodo entrò in contatto con certe esperienze del verismo meridionale (F.P. Michetti, A. D’Orsi) delle quali dimostrò di apprezzare le scelte tematiche e la sensibilità per un modellato più veloce e sintetico.
Nel 1883 presentò l’opera Primo lavoro all’Esposizione nazionale di Roma, che da quell’anno trovava la sua unica e definitiva sede nel palazzo di via Nazionale.
Lo stesso anno partecipò per la prima volta anche alla Promotrice ligure con il gruppo Idillio (L’Illustrazione italiana) e il busto in bronzo Di sott’acqua, opere di piccole dimensioni non prive di rimandi alla freschezza esecutiva e all’impaginazione formale del napoletano Vincenzo Gemito.

In seguito al successo ottenuto, nel 1884 ripropose lo stesso busto anche alle Promotrici di Firenze e Torino, dove fu notato e acquistato dal ministero dell’Istruzione pubblica per la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.
Nel 1885 prese parte per la seconda volta alla Promotrice genovese con la statuetta in bronzo Preparativi per la festa, , al limite tra realismo e genere. L’esposizione diede inoltre l’opportunità a Giulianotti di riprendere contatto con l’ambiente artistico genovese, dal quale del resto non si era mai completamente distaccato, come aveva dimostrato la sua attiva partecipazione al dibattito nato intorno alla necessità di rinnovamento della scultura funeraria, culminato in una sentita petizione firmata nel 1878 da numerosi scultori e decoratori locali.
La sua presenza in città gli procurò la commissione di due monumenti funebri destinati al cimitero Monumentale di Staglieno: tombe Conti e Corallo (1885).

Tra il 1889 e il 1893 realizzò una serie di opere pubbliche nelle quali non sempre riesce il tentativo di accostare alla rappresentazione prettamente realistico-narrativa quella allegorico-formale senza cadere in certa retorica postunitaria.
In occasione del quarto centenario della scoperta dell’America realizzò, su commissione del deputato Cesare Orsini, la statua intitolata Cristoforo Colombo in visita del Nuovo Mondo, destinata all’Esposizione universale di Chicago del 1893.


Risale a quell’anno anche la sua ultima partecipazione alla Promotrice genovese con una figurina di Fauno in bronzo.
Filippo Silvestro Giulianotti  a partire dagli anni Novanta abbandonò il robusto realismo delle prime opere in favore di un linguaggio sempre più sintetico, non privo di rimandi alle nuove istanze liberty-simboliste. Appartiene a questa produzione l’opera Fauno danzante, statua in bronzo presentata all’Esposizione nazionale di Palermo nel 1891-92 e a quella di Roma nel 1892, acquistata nel 1902 dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.
Ma il settore nel quale furono più evidenti queste trasformazioni, soprattutto in ambito ligure, fu quello della scultura funeraria, i cui modi si imposero come prototipo di gusto ben oltre la scena nazionale.
Così nella Tomba Ottone (Genova, cimitero Monumentale di Staglieno, 1894), in cui l’allegoria d’industria e lavoro, valori fondamentali per la nuova classe borghese, viene raffigurata attraverso le forme morbide e suadenti di una giovane donna, ben distanti da quelle classiche dell’angelo consolatore.

Una più forte tendenza all’affusolamento delle figure e all’accentuazione del linearismo, sulla falsariga di certo tardo preraffaellismo, sarà reso più esplicito nel Genio della Morte della Tomba Criste (terminata solo nel 1914, dopo la morte dell’artista), simbolo e custode dell’eternità.
Figura di passaggio tra la cultura ottocentesca e le tendenze del primo Novecento, attende, come molti altri artisti della stessa generazione, una più completa ricognizione critica, legata all’individuazione di molte opere, fino a questo momento custodite da un geloso collezionismo privato.
Artista dotato di una grande capacità tecnica nella lavorazione del bronzo, materiale prediletto, si veda per esempio La musa dell’arte pittorica (1898)  mise questa sua esperienza al servizio di altri colleghi per i quali spesso curò il delicato passaggio dalla pietra al metallo, come avvenne per esempio con lo scultore e concittadino C.F. Chiaffarino, per il quale nel 1892 sovrintese alla fusione del David.

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