Zoagli (GE) 1907 – Rapallo (GE) 1992

Luigi Giuffra pittore e scultore ligure

Luigi Giuffra dopo il servizio militare in Marina negli anni 1927-28, ritorna a Rapallo dove compie gli studi artistici presso la Scuola di Arti e Mestieri diretta dall’architetto Gino Bonomi e successivamente, dallo scultore Italo Primi.
Sotto la guida sapiente del cugino Vittorio Castagneto, che ebbe l’onore di esporre sei volte alla Biennale di Venezia (1940-1949).
Si rivolge con interesse alla pittura di atmosfera, realizzando una serie di opere ispirate a temi prevalentemente naturalistici, in cui è possibile notare l’impasto armonioso dei colori e la loro fusione con la luce.
E’ il periodo del tonalismo atmosferico (primo periodo) in cui si evidenza l’impronta di alcuni filoni della pittura del tardo Ottocento, ancora persistenti nei primi decenni del nuovo secolo: Autoritratto, 1940; Campo di grano a Santa Maria del Campo, 1946.
Nel contempo, negli anni ’50, avvia il discorso sulla scultura, secondo le istanze del Simobolismo e del Primitivismo : Eden, 1950; il Seminatore di Pace, 1950.
Nel 1950 avviene la svolta che completerà la sua formazione: conosce Sandro Cherchi,  che contribuirà in maniera determinante ad aggiornare le sue conoscenze aprendolo allo spirito delle più recenti conquiste dell’arte moderna.
Sulla spinta di queste sollecitazioni Giuffra avvierà un percorso coerente che lo porterà a sperimentare una pluralità di tecniche e di linguaggi impliciti nell’Informale, restando sempre fedele alla sua vocazione originaria che predilige come tema di elaborazione costante il paesaggio, la natura, la poesia del reale utilizzando materiali poveri.
Le tappe di questo percorso si realizzano mediante lo studio materico delle forme naturali nel paesaggio  (secondo periodo) : Figure che appaiono, 1959; Paesaggio, 1960 e successivamente, nell’approdo alla pittura a trama informale astratta (terzo periodo): La favola nel bosco, 1960; Montagna col sole rosso, 1961; Silenzio, 1962; Composizione, 1962).
Questo approdo costituisce un altro punto di partenza, come sviluppo logico e necessario.
Il passo successivo, a ridosso degli anni 1962- 65, coincide con la realizzazione della pittura polimaterica e la creazione della serie “I Neri”, dove l’artista utilizza concrezioni cromatiche e materiali eterogenei (carta, smalti, bronzina) adottando una tecnica mista a rilievo, orientandosi verso tonalità spente o scure (quarto periodo).
La progressiva conquista della terza dimensione completa il suo percorso e coincide con le fasi della pittura incisa (quinto periodo: Vetri, 1965; Marina, 1965, Composizione 1966; Colline lontane, 1967) e della pittura a rilievo (sesto periodo: Incendio nel bosco, 1969; L’arpa dell’ulivo, 1970; Un giorno il sole, 1971; Nube guarda, 1972; Primavera, 1974; Serenata, 1978).
In queste fasi si assiste ad una sorta di sdoppiamento linguistico tra pittura e scultura, ottenuto grazie alla sua vasta esperienza dei materiali poveri associati allo studio delle patine.
Luigi Giuffra a partire dagli anni ’70, infatti, riprende il discorso sulla scultura interrotto negli anni ’50, che si configura come sbocco necessario delle ultime fasi della pittura.
L’immagine prigioniera dentro il quadro si scioglie dai vincoli della bidimensionalità e attinge la propria autonomia nella conquista liberatoria e totale della terza dimensione: da queste premesse nascono le sculture mobili e le sculture complete che l’occhio dell’osservatore può cogliere nella loro totalità spaziale (Obelisco rosso, 1970; Nubi bianche, 1970, Sole bianco 1972, Mascherone e smorfie, 1972; Soli in gabbia, 1973; Volo 1976).
Negli anni ’80 si dedica ad una generale riformulazione in chiave neo-naturalistica delle precedenti esperienze.

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