Bagnatica (BG) 1930 – Bergamo 2014

Paolo Ghilardi pittore che ha operato in Liguria

Paolo Ghilardi nasce in una famiglia dove la madre sostiene e stimola la passione per l’arte, svolgendo un ruolo importante nella sua formazione, dagli anni Cinquanta inizia a lavorare come disegnatore meccanico, nel frattempo, frequenta i corsi serali di Achille Funi, allora direttore dell’Accademia di belle arti Giacomo Carrara di Bergamo, approfondendo e completando la sua formazione artistica.
Nel 1968 inizia a insegnare Discipline pittoriche al Liceo artistico statale di Bergamo, incarico che mantiene fino al 1986.
Nel corso degli anni Ottanta, su incarico del Comune di Bergamo, si occupa del decoro urbano del centro storico realizzando notevoli recuperi e gli viene affidato, inoltre, il ruolo di consulente per il piano del colore della città.
Il “Piano del colore” è uno strumento ritenuto di grande importanza dalle amministrazioni comunali più avvedute, in quanto l’armonia cromatica delle architetture e degli elementi ambientali delle città significa dare una visione identitaria e culturale precisa dei luoghi dell’abitare. Il tema del colore, interesse prioritario di Ghilardi, si sviluppa in questo modo anche oltre la tela.
Dal 1977 al 1980 insegna anche “teoria del colore e pittura” all’Accademia di belle arti Giacomo Carrara di Bergamo.
Le prime partecipazioni artistiche di rilievo sono: il premio Dalmine nel 1953 e il premio San Fedele a Milano nel 1954 dove presenta opere ancora legate a un linguaggio figurativo dove però l’attenzione inizia a concentrarsi sulle geometrie, sulla struttura delle forme.
Nel 1967 è invitato alla IV Biennale d’Arte di Cinisello Balsamo e tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Mainieri di Milano.
Nel 1968 partecipa alla II Internazionale d’arte grafica di Ancona e tiene una mostra alla galleria Minerva di Mantova.
Nel 1969 a Calice Ligure conosce il gallerista Remo Pastori e Maria Cernuschi Ghiringhelli, gallerista de Il Milione di Milano, in questo ambiente ha la possibilità di incontrare varie personalità dell’arte con i quali stabilisce rapporti di amicizia.
Ricordiamo Emilio Scanavino, Carlo NangeroniMauro Reggiani, Jean-Michel Folon, Jean Leppien, Edoardo Manzoni della galleria La Polena di Genova e Martano dell’omonima galleria di Torino.
Per l’amico Scanavino progetterà la cappella funebre a Celle Ligure.
Caratterizzato dall’adozione di un linguaggio ancora figurativo, i suoi orizzonti si aprono a ricerche volte decisamente tradizione geometrica europea con un interesse sempre più consapevole verso l’astrattismo americano, come nota il critico Cesare Vivaldi in occasione della mostra personale di Ghilardi alla galleria Il Punto di Torino del 1973.
Nel 1975 affronta lo studio sulle dominanti dei colori mediante intrecci e spostamenti delle fasce colorate, con risultati di complementarità e contrasto”.
Durante metà degli anni Settanta partecipa agli incontri promossi dal Centro Internazionale di Studi d’Arte Costruttiva (Internationaler Arbeitskreis für Konstruktive Gestaltung) di Anversa-Bonn.
Dal 1967 la pittura cresce tra variazioni di forme sospese su sé stesse, quadrati che oscillano nel vuoto e diagonali che si proiettano oltre la superficie, con colori squillanti, rossi gialli e arancioni che danno intensità all’immagine e ne fanno un poema di equilibri compositivi instabili.
Alla fine degli anni Sessanta dichiara un netto rifiuto nel linguaggio pittorico, considerato superato e sempre più estraneo alle interpretazioni critiche all’attualità che la neoavanguardia propone, attraverso varie acrobazie sul linguaggio.
Nel 1971 nasce una serie di quadrati nel quadrato con colori acrilici e fluorescenti, una ricerca che si distingue per la presenza di un campo dominante centrale (rosso, verde, azzurro, viola, giallo, arancio) ai bordi del quale agiscono i margini di altrettanti quadrati sottostanti, secondo un meccanismo percettivo.
A partire dal 1976 si sposta dalla superficie della tela alla parete quindi allo spazio, inteso come ambiente per poi sperimentare l’assemblaggio di ferro, plexiglas, tessuto, in una originale ridefinizione dei confini tra quadro e scultura.
Gli ultimi anni sono dedicati alla pratica del papier coupé e del collage sotto plexiglas che Ghilardi sviluppa prevalentemente in opere di medio e piccolo formato.
L’archivio Paolo Ghilardi si è costituito, a Milano, nel 2017 per valorizzare e promuovere l’attività artistica di Paolo Ghilardi.

Per maggiori informazioni si rimanda a:
Archivio Paolo Ghilardi – “Il colore e lo spazio nelle loro infinite potenzialità e combinazioni danno forma all’universo espressivo di Ghilardi.”

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