Brescia 1853 – Milano 1895
Francesco Filippini pittore che ha operato in Liguria
Francesco Filippini, decise di iscriversi alla civica scuola di disegno organizzata presso la Pinacoteca Tosio nella quale insegnava il bresciano Giuseppe Ariassi, artista di stretta osservanza accademica e l’apprendistato presso Luigi Campini lo condusse verso una maggiore solidità delle figure, rese in una sintassi realista e in connessione con il paesaggio: elementi che resteranno in tutto il percorso fondamentali del Filippini.
Nel 1872 entrò nell’orbita di un terzo pittore bresciano, Bortolo Schermini, dal quale derivò la sobrietà cromatica risaltante su fondi di preparazione a tinte varie e poco definite.
Nel 1875 vinse una piccola pensione che gli permise di recarsi a Milano, accompagnato dall’inseparabile Lombardi, dove studiò presso Giuseppe Bertini, entrando anche in diretto contatto con la pittura di Tranquillo Cremona e con i piemontesi Oreste Silvestri e Leonardo Bistolfi.
Nell’estate del 1879 Filippini si recò nella capitale francese con alcuni colleghi milanesi per visitare l’annuale Salon dove pare abbia privilegiato l’osservazione dei paesaggi di tradizione tardoromantica rispetto alle prove del gruppo degli impressionisti.
Dopo alcune delusioni per lo scarso apprezzamento delle sue opere durante i concorsi e il conseguente abbandono della pittura, riallacciò i rapporti con l’ambiente milanese e in specie con la Famiglia artistica, iniziando ad esporre alla mostra annuale dell’Accademia di Brera.
Dal 1880 risiedette stabilmente a Milano, tornando saltuariamente a Brescia
Il pittore visse dando lezioni di disegno e di pittura ma quasi subito abbandonò tale esperienza per immergersi nei paesaggi di Porto Valtravaglia, di Genova Pegli e delle Riviere liguri, della Valle Seriana, della Valle Camonica, dell’Appennino o per recarsi a Chioggia, Venezia, Genova e Napoli, al soggiorno napoletano spetta, con ogni probabilità, la grande Marina della Galleria d’arte moderna di Milano.
Partecipò con successo a numerose esposizioni, tra le quali l’Esposizione nazionale di Milano del 1881, l’Esposizione di belle arti di Roma nel 1883 e, nel 1884, l’Esposizione generale italiana di Torino. Nel 1886, in occasione dell’inaugurazione a Milano della Permanente, presentò due dipinti; nel 1887 vinse il premio Fumagalli per il paesaggio e nel 1888 divenne socio onorario dell’Accademia di belle arti di Brera.
Ottenne il premio della Fondazione Canonica con il dipinto Il maglio e, nel 1890, quello della Fondazione Mylius con La stigliatura della canapa. Le due opere vennero esposte alla prima Mostra triennale di Brera (1891); nel 1894, sempre alla Triennale braidense, presentò L’aratura e Vette appenniniche.
Strinse rapporti anche con i maestri del divisionismo lombardo e, in particolare, con Giovanni Segantini, risale al 1891 uno dei suoi capolavori, Sosta o Vespero (Brescia, Civici musei d’arte e storia), emblematico per liste sottili di colori smorzati, il cielo reso con marezzature grigie, il profondo senso della malinconia riscattato, forse, solamente dai sentimenti arcaici semplici, modesti, della quotidiana vita agreste.