Milano 1894 – 1980

Alma Fidora pittrice che ha operato in Liguria

Alma Fidora compiuti gli studi di magistero, si iscrisse alla facoltà di lettere nella città natale, dove conobbe giovanissima Ugo Nebbia, che era allora ispettore della Soprintendenza ai monumenti del capoluogo lombardo e svolgeva una coraggiosa attività di critico d’arte.
Proprio nel gruppo di Nuove tendenze, di cui Nebbia fu promotore con Dudreville,  esordì non ancora ventenne, partecipando alla mostra inaugurata il 20 maggio 1914 alla Famiglia artistica Milanese, con quattro stoffe ricamate (Note di colore) dalle forme astratte di ascendenza secessionista.
Nella recensione alla mostra Nebbia accostò questi lavori alle Note di colore di Nizzoli: “La purezza e la vivezza cromatica della materia, lana e seta, possono sempre offrire inesauribili elementi per piacevoli contrasti ed accordi di linee o di colori a chi sa, come loro, servirsene genialmente con intenti modernamente decorativi”
Allo scoppio della guerra condivise le scelte interventiste di molti componenti del gruppo futurista milanese: Nebbia, Sant’Elia, Erba, Funi partirono volontari per il fronte.
Alla fine della guerra seguì Nebbia a Palermo e poi a Nervi nel 1921 (in quell’anno Domenico Guerello la ritrasse nel dipinto Calma argentea, GAM Genova).

Domenico Guerello, Calma argentea, 1922,  (Genova. GAM)

Dal 1922 visse a Venezia per un decennio prima di ritornare a Genova, lavorò come disegnatrice di ventagli, di tessuti e di vestiti, e si occupò di moda firmando, con lo pseudonimo di Marequita, servizi e corrispondenze sulla pagina del lunedì della Gazzetta di Venezia.
Agli stessi anni risale la collaborazione con la ditta Venini di Venezia, per la quale disegnò alcuni vasi.
Insieme a Nebbia, che sposò compì vari viaggi in Europa e frequentò letterati e artisti, tra cui Severini, Guidi, Casorati, Martini e Semeghini, che la ritrasse in un disegno a sanguigna del 1922.
Ma fu ancora una volta con i futuristi, allora fortemente impegnati sul versante delle arti decorative, che tornò ad esporre, partecipando nel 1925, con alcuni pannelli ricamati, all’Exposition internationale des arts décoratifà et industriels modemes di Parigi nella sala allestita da Prampolini nel padiglione italiano e, l’anno seguente, alla Mostra del futurismo italiano ordinata da F. T. Marinetti nell’ambito della Biennale veneziana presentando il dipinto Complicazioni.

Con il gruppo futurista, nel frattempo avviato verso l’aeropittura e la plastica murale, partecipò anche alla seconda Quadriennale d’arte nazionale di Roma nel 1935, dove espose Energie aeree.
Nel 1938 figurò alla mostra organizzata a Brescia dall’Associazione nazionale fascista donne artiste e laureate.
Nello stesso anno a Genova, dove si era stabilita dal 1932, raccolse una personale nell’ultima saletta della galleria Genova.


La mostra, presentata da Fersen, comprendeva una ventina di opere figurative – ricamate in lana, seta e cotone su tela di iuta – che la critica volle tener distinte dai tradizionali lavori femminili, infatti per il critico Balestreri (1938) era “una pittura a lana che non ha nulla a che vedere con il ricamo. In tutta questa produzione si incontrano fili di seta, bioccoli di lana e di cotone in una policromia di netti valori”.
I soggetti rappresentati erano nature morte, come Le mie piante grasse e Pesce in bianco del 1935, paesaggi, spesso della Riviera ligure, e “impressioni di folla sui mercati, di giostre da fiera”, come Mattino milanese, Chiacchiere, Agosto, Il cancello chiuso, La giostra , o Sulla Senna.

Nel 1939 partecipò alla II Mostra del paesaggio savonese a Spotorno, mentre non risultò presente nelle sale futuriste delle ultime Biennali e Quadriennali intitolate all’aeropittura di guerra.
Nel 1940 la maggior parte della sua produzione, l’archivio e la sua biblioteca vennero distrutti dai bombardamenti aerei che colpirono il palazzo reale di Milano, dove risiedeva da quell’anno col marito, presso la Soprintendenza.
Nel secondo dopoguerra non prese più parte a mostre, nel 1980 il suo lavoro fu riproposto nell’ambito delle due mostre milanesi dedicate, l’una, alle artiste delle avanguardie storiche e, l’altra, al gruppo di Nuove tendenze.

Antonio Giuseppe Santagata, Ritratto di Alma, (1930)

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