
Genova 1856 – 1884
Carlo Filippo Chiaffarino pittore e scultore ligure

Carlo Filippo Chiaffarino matura la sua formazione all’Accademia Ligustica negli anni in cui dominava la figura di Santo Varni, rappresenta motivo di particolare interesse, e dunque in un clima di ascendenza neoclassica, ma ormai incerto tra le tendenze naturalistiche di Lorenzo Bartolini e l’affiorare di stimoli veristici, che si realizzo il primo Chiaffarino, cosi da improntare talvolta la sua ritrattistica alla concinnitas del Quattrocento toscano, talaltra a certa crudezza verista più propria della scultura meridionale, che ebbe il suo massimo esponente in Vincenzo Gemito.
Questa dicotomia di tendenze, comune a tanti altri contemporanei, non era destinata a risolversi tanto presto.
Il monumento bartoliniano a Cristoforo Colombo in piazza Acquaverde, anche se terminate da oltre dieci anni, sembrava segnare una pesante ipoteca sull’evoluzione del gusto artistico a Geneva; così tra i bartoliniani partecipi, Emilio Santarelli nella Bambina in preghiera, del 1861 (GAM Genova) andava ancora ripetendo lo schema della Fiducia in Dio.
Tornando al Chiaffarino, un’opera come Omnia vincit Amor tornava appunto a rinnovare chiaramente i richiami al Bartolini averso Santo Varni, anche se si riscattava nella scelta emblematica degli animali che sembrerebbe avvalorare una meditazione su Filippo Palizzi.
Certo nell’attività di Chiaffarino, non meno che in altri, molto deve aver pesato la committenza, ma spesso va ascritto a merito uno slancio espressivo, attento più alla resa veristica che alla raffigurazione idealizzante.
Come quando realizza il bozzetto per il ritratto del defunto Principe Odone di Savoia o quando sceglie deliberatamente soggetti “di genere” di contenuto squisitamente sociale (Lustrascarpe, La cieca); ovvero ritrae con spregiudicato verismo soggetti come Un giovinetto, Una giovinetta, una Testa di donna.
Quando poi l’artista si fa pittore, la scelta dei soggetti è quasi sempre singolare, talvolta “anticonformista»: e il caso di un Ragazzo con pipa o di immagini di estrazione realistica, le varie Ciociare, i Butteri, il Pastore romano, ovvero di richiamo esotico (le Teste di Arabo, le Figure di Beduino).

In occasione di un altro impegno “ufficiale”, rappresentato dai tre bassorilievi e dalle due statue per l’altar maggiore dell’Immacolata a Genova, l’artista, proteso alla ricerca del monumentale, privilegia invece un rapporto con alcuni esempi pittorici di Nicolo Barabino affrescati nella chiesa di N.S. Assunta a Sestri Ponente, ma realizza alcuni dei bozzetti con un fare simile a quello di Giulio Monteverde.
Del resto, il modellato corsivo del Monteverde, ritrovato a Roma nel 1882, gli ridiventa congeniale nella formazione di alcune terrecotte per monumenti funerari.
Alla vigilia della sua scomparsa, Chiaffarino raggiunge un risultato di nuovo “sincretismo” nel David considerato il capolavoro dell’artista, fuso dopo la morte e oggi alla GAM Genova).
Questa figura di citaredo è carica, comunque, non soltanto di suggestioni veriste e classiciste, ma anche di un forte senso pittorico che fu caratteristico ad altri scultori destinati a valicare il limite del secolo, quali Bistolfi e Ximenes.


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