Torino 1898 – 1935
Gigi Chessa pittore che ha operato in Liguria
Gigi Chessa visse gli anni dell’infanzia a Parigi mal 1909 risiedette a Torino, dove frequentò tra il 1914 e il 1918 l’Accademia Albertina, quindi, per un anno, lo studio del pittore Agostino Bosia, in seguito fu attratto dal cognato Felice Carena e ancor più da Felice Casorati.
Con Casorati, Carena e Bosia aveva, d’altronde, ha esposto per la prima volta a Torino nel 1918.
Nel 1920 conobbe Spadini a Roma e, sul finire dell’anno e nell’anno successivo, lavorò per qualche tempo ad Anticoli Corrado.
Si interessò a Fattori, le cui opere ebbe modo di vedere alla Biennale romana del 1921, e a Cézanne, ammirato alla Biennale di Venezia del 1920.
Nel 1922 espose alla Promotrice di Torino e iniziò a collaborare con la ditta Lenci per la quale eseguì vari progetti di ceramiche, mobili e tappeti.
Nel 1923 fu premiato alla Biennale delle arti decorative di Monza, dove aveva esposto una Camera per la prima colazione e una Sala delle bambole e partecipò con pitture alla I Quadriennale di Torino e alla XIV Mostra veneziana di Ca’ Pesaro, dove figurava come allievo di Casorati.
Nel 1924 espose alla galleria Pesaro di Milano e al Lido di Venezia e nel 1925 alla Società Fontanesi, a Torino, di nuovo a Ca’ Pesaro e alla mostra parigina d’arte decorativa, dove fu premiato.
In veste di architetto-decoratore e scenografo, nel 1925 restaurò il vecchio teatro Scribe che prese il nome di Teatro di Torino.
Sensibile pittore di paesaggi, nudi e nature morte, nel 1926 fu invitato alla I Mostra del Novecento italiano a Milano, nel 1927 alla Quadriennale, di Torino e alla Mostra di pittori italiani contemporanei al Museo Rath di Ginevra e a Zurigo.
Sempre nel 1927 gli fu affidata la cattedra di scenografia alla Scuola superiore di architettura di Torino ed espose l’arredamento di una Farmacia alla III Biennale di Monza.
Nel 1928 fu presente con una rassegna completa della sua attività alla XVI Biennale di Venezia e in quell’occasione eseguì anche decorazioni per le sale d’esposizione e nello stesso anno partecipò anche alla I Mostra di architettura razionale a Roma e progettò i padiglioni dei fotografi e delle Valli di Lanzo per l’Esposizione di Torino.
Nel 1929 a Torino, con gli amici Enrico Paulucci ( con il quale condivise l’amore per la Liguria e la conoscenza con Piero Maria Bardi), Carlo Levi, Nicola Galante, Francesco Menzio e Jessie Boswell, costituì il Gruppo dei Sei di Torino, sostenuto da Lionello Venturi e Edoardo Persico.
Il gruppo guarda alla pittura francese postimpressionista (Cézanne, Derain, Matisse, Bonnard, Dufy).
Il Gruppo dei Sei parlava di libertà e d’Europa in un clima in cui l’arte era minacciata dal nazionalismo e da ripiegamenti autarchici.
La prima mostra del gruppo fu tenuta in un magazzino prima adibito a deposito di tappeti nella centralissima Galleria Lombardi.
Altre mostre si tennero anche a Genova e a Milano.
Nel gennaio del 1930 la seconda mostra torinese alla galleria Guglielmi consacrò definitivamente il gruppo.
Nel 1931 una mostra alla galleria Bardi, a Roma venne inaugurata polemicamente nello stesso giorno dell’apertura della Quadriennale romana.
Nello stesso anno con Menzio, Levi, Paulucci esposero a Parigi insieme con Spazzapan e Galvani alla galleria Jeune Europe e nel 1931 mentre Lionello Venturi presentava una personale di Chessa. alla galleria Guglielmi di Torino.
Gigi Chessa sebbene gravemente malato, non diradò il lavoro: nel 1930 eseguì a Torino opere di carattere pubblicitario e per la casa dell’amico Gualino; sempre a Torino, nel 1932, allestì vetrine per la Mostra della moda, contemporaneamente partecipava a numerose altre mostre: nel 1929, nel 1930, nel 1932 e nel 1935 prese parte alla mostra della Promotrice torinese e nel 1929 alla II Mostra del Novecento.
Partecipò, ancora, nel 1930 e 1932, alla Biennale di Venezia, nel 1930 alla Mostra del Novecento a Buenos Aires, nel 1931 alla Esposizione internazionale di Barcellona, nel 1932 alla Rassegna d’arte italiana a Vienna e nel 1930 e 1933 alla Triennale di Milano.
Nel 1935 anno della sua morte, a Torino gli fu dedicata una retrospettiva presentata da Carlo Levi e l’anno seguente fu la Biennale di Venezia a rendergli omaggio.
Colorista raffinato, moderno interprete dell’impressionismo, è stato un protagonista, anche se non di primo piano, delle vicende artistiche italiane di questo secolo, tanto da essere poi spesso presente nelle rassegne nazionali, nella mostra “I sei di Torino, 1929-1932” alla Galleria civica di Torino nel 1965, nella mostra “Arte moderna in Italia, 1915-1935” nel 1967 a Firenze.
Sue opere si trovano nella Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, nelle gallerie civiche di Torino, di Firenze, di Milano, di Terni, nello Stedelijk Museum di Amsterdam, nel Museo d’arte moderna di Mosca e in numerose collezioni private, in particolare torinesi.