Ancona 1898 –  Milano 1969

Arnaldo Carpanetti pittorte che ha operato in Liguria

Arnaldo Carpanetti nei primi anni del secolo emigra con la famiglia in Brasile, a Manaus dove compie studi d’arte e si fa notare ancora adolescente coi suoi dipinti alla Casa dos Italianos, che gli fanno vincere una borsa di studio per frequentare Brera.
In Italia partecipa alla prima guerra mondiale, mentre nell’immediato dopoguerra aderisce al fascismo intanto segue in accademia le lezioni di Ambrogio Alciati, con cui si diploma nel 1923. 
Lungamente dimenticato, se non coperto di disprezzo per la sua pittura legata ideologicamente al fascismo,  è stato amico e collaboratore di Sironi, Carpanetti non è stato solo un artista di regime.
Nell’Italia tra le due guerre, in particolare, è stato l’artista che più di tutti ha affrontato la composizione di gruppo.
Nessuno ha affrontato tanto sistematicamente le scene corali.
Carpanetti ha ripreso una tradizione fiorita nel Cinque-Seicento, ma l’ha interpretata semplificando il disegno secondo il gusto novecentista.

Lettera 1925
Il quadro riprende da Alciati il soggetto sentimentale: La lettera è quella di un innamorato, che la ragazza legge e rilegge tra mille sogni.

La sua pittura si traduce, inizialmente, alla metà degli anni venti, in un novecentismo barocco, al contrario di Sironi e compagni che si ispiravano a un Trecento o un Quattrocento rarefatto.
Alla fine del decennio l’artista abbandona invece le forme opulente, guardando anche lui al Quattrocento.
La sua misura smisurata, le sue miriadi di figure non lasciavano indifferenti i suoi estimatori, tra cui c’erano Carrà e Sironi, Nebbia e Margherita Sarfatti.
Tutti rimanevano impressionati dalle imprese pittoriche che l’artista non temeva di affrontare, anche se non risparmiavano attacchi all’ingenuità e all’acerbità dei suoi lavori; si fa notare invece alla Biennale di Brera del 1927, dove espone il curioso Bacchus imperans.

Bacchus imperans, 1927


Ma, oltre a Orsini, sono tre critici come Carrà, Margherita Sarfatti e Costantini ad apprezzare il giovane pittore, sia pure avanzando qualche riserva.
Quasi a coronamento di tante segnalazioni, nel 1928 Carpanetti viene ammesso alla Biennale di Venezia; in quel periodo il “Novecento” sta decidendo gli artisti che parteciperanno alla seconda mostra del movimento nel 1929 e Carpanetti è tra gli invitati.
Carpanetti, insomma, è ora uno dei più convinti aderenti al movimento sarfattiano.
Alla seconda mostra del gruppo espone un’elegante composizione di Nudi.
Sempre in questo periodo Carpanetti è nominato direttore della neonata Avanguardia Artistica, un’accademia libera, senza esami d’ammissione, sovvenzionata da Vittorio Emanuele Barbaroux, titolare con Gaspare Gussoni della Galleria Milano, la galleria dei novecentisti.
Nel 1931 presenta Il ratto delle Sabine, una delle opere più significative, che alla II Sindacale Lombarda vince il prestigioso premio Principe Umberto, viva è l’attenzione dei critici tra loro spicca Sironi di cui Carpanetti diventerà un fidato collaboratore.

Il ratto delle Sabine 1931


Margherita Sarfatti che nella Storia della pittura moderna (1930) cita Carpanetti tra i giovani emergenti e nello stesso anno viene ammesso alla Biennale di Venezia .
L’artista marchigiano, insomma, condivide la battaglia che Sironi conduce per riportare la pittura alla misura monumentale e, quindi, a una dimensione pubblica, popolare, non mercantile.
Nel 1934 espone alla Biennale di Venezia i nudi immobili e classici delle Bagnanti: un tema, quello del corpo femminile, che è fra i suoi più ricorrenti, e per la Biennale di Venezia del 1936 dipinge Giulio Barella.
Arnaldo Carpanetti dipinge infine nature morte e una serie di paesaggi, a cui tornerà a dedicarsi nel dopoguerra.
Il suo repertorio, insomma, spazia tra molti temi eppure il suo nome resta sempre legato alla celebrazione del fascismo.
Assidua è la sua frequentazione della Liguria che culmina nel 1953 con la realizzazione di una mostra, presentata da Orio Vergani,  presso la Galleria genovese Rotta nella quale espone bel 130 quadri raffiguranti l’intensa e febbrile attività nel porto di Genova.

Galleria

Incipit novus ordo 1930