La Spezia 1920 – Sarzana (SP) 2008
Gian Carozzi pittore ligure
Gian Carozzi studia al liceo artistico di Genova, il padre è mercante di legnami, antiquario e collezionista, ama scrivere poesia e dipingere divenendo punto di riferimento per il primo avvicinamento all’arte del figlio.
Il primo nucleo della collezione del padre è incentrato sull’arte dell’Ottocento italiano, con la presenza di opere di Fattori, Liegi, Manaresi, Nomellini, e di artisti spezzini come: Discovolo, Caselli, Navarrini, Aprigliano e Fossati.
Nel 1937 partecipa alla III Mostra Provinciale Spezzina del Sindacato Interprovinciale Fascista di Belle Arti con due paesaggi che ottengono i primi riscontri da parte della critica locale pertanto continua ad esporre alle successive edizioni delle Sindacali fasciste: Agonali della cultura fascista e dell’arte anno XVI a Bologna, dove ottiene con l’opera Natura morta il secondo premio nella sezione di Disegno e Pittura (1938) Prelittoriali dell’arte a Palazzo Rosso di Genova (1939); Giovane Pittura Italiana a Vienna (1939); X Mostra Sindacale Livornese, dove presenta i Fiori che vengono acquistati dal Re Vittorio Emanuele III (1940); II Premio Bergamo con l’opera il Novizio (1940); XII Mostra del Sindacato Interprovinciale delle Belle Arti di Firenze a Palazzo Strozzi (1941), dove presenta Paesaggio che Raffaello Franchi mette in relazione alla pittura di Sironi e Quinto Martini.
Primo Conti si complimenta con il padre per i risultati raggiunti da Gian alla mostra fiorentina: “So che Giancarlo raccoglie allori alla Interprovinciale e me ne rallegro con lui. È un bravo ragazzo e andrà lontano, se riuscirà a tener sempre vivo, contro tutto e tutti, il suo entusiasmo giovanile”.
Sempre nel 1941 due opere sono inserite in una collettiva alla prestigiosa Galleria Rotta di Genova (Paesaggio e Figura di donna), espongono tra gli altri Renato Birolli, Domenico Cantatore, Filippo De Pisis, Giuseppe Migneco, Enrico Prampolini, Aligi Sassu, Fiorenzo Tomea e Ardengo Soffici.
Nel 1942 partecipa ai Littoriali per l’anno XVII a Trieste e a Vienna. Dilvo Lotti sul “Meridiano di Roma” segnala l’opera di Carozzi come una delle rivelazioni della mostra.
Tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Il Ponte di Firenze, presentata da Manlio Cancogni.
Tramite Domenico Cantatore conosce Alfonso Gatto, Francesco Messina, Gio Ponti e Salvatore Quasimodo.
Nel 1945 finita la partecipazione alla guerra, si stabilisce ad Ameglia (SP).
Rimane folgorato dalla pittura di Cézanne. Lavora molto per capire la costruzione cézanniana, dando avvio a uno scomposizione della forma in direzione postcubista.
Nello scenario artistico spezzino, in ripresa dopo la battuta d’arresto della guerra, la sua ricerca appare come una delle più orientate al rinnovamento, nell’esplorazione di una nuova relazione tra forma e contenuto, in direzione postcubista e astratta, inscrivendosi pienamente nell’ambito del coevo dibattito nazionale che, tra il 1946 e il 1948, vede nascere gruppi come la Nuova Secessione Artistica, poi Fronte Nuovo delle Arti, “Forma 1” a Roma, e il M.A.C. (Movimento Arte Concreta) a Milano, con le sue varie declinazioni locali.
Gian Carozzi nel 1947 è invitato alla Mostra di pittura italiana contemporanea a Palazzo alla Giornata a Pisa, presenta Natura morta, nella sala in cui sono presenti, tra gli altri, Giulio Turcato, Antonio Corpora, Renato Guttuso, Cesare Peverelli e Ennio Morlotti.
Sulla scia di quanto stava avvenendo sulla scena artistica nazionale, in ambito spezzino nel 1948 prende vita il Gruppo dei Nove, subito dopo divenuto il Gruppo dei Sette.
La prima mostra si tiene nel mese di settembre, organizzata da Furio Bonessio di Terzet. Riunisce opere di Gino Bellani, Gian Carozzi, Guglielmo Carro, Carlo Calogero Datola, Vincenzo Frunzo, Carlo Giovannoni, Bruno Guaschino, Rino Mordacci e dello stesso Bonessio di Terzet.
Nell’ambito del fermento spezzino sull’arte contemporanea e di una politica culturale intesa come impulso al rilancio turistico del Golfo, nel 1949 viene istituito il I Premio Nazionale di Pittura Golfo della La Spezia, sulla scia della manifestazione nata in ambito futurista nel 1933. Carozzi è presente con tre opere: Metamorfosi della Grotta Azzurra (premo-acquisto dalla giuria), Genesi di Maramozza, Ovale su Lerici ; alla II edizione espone Geodinamica di Lerici e Geodinamica di Porto Venere che sono segnalate dalla giuria; alla III edizione presenta Ossessione del pendolo.
Nel 1949 lascia La Spezia per Milano dove partecipa, presso la Galleria del Naviglio, al Premio Diomira per giovani artisti al di sotto dei trent’anni; l’opera esposta interessa Carlo Cardazzo che lo invita ad esporre nella sua galleria.
E’ il 1950 quando inaugura la mostra personale alla Galleria del Naviglio di Milano presentata in catalogo da Beniamino Joppolo, entrando così in relazione con uno dei luoghi cruciali dell’avanguardia artistica milanese.
Entusiastiche le recensioni di Mario Ballocco e Guido Ballo che contribuiscono ad affermare la sua ricerca nel milieu artistico milanese.
Ballocco scrive su “AZ”: “Le tempere che Carozzi espone alla Galleria del Naviglio si impongono anzitutto per la colorazione accesa dalla quale esplode tutta la gamma cromatica.
Gian Carozzi dopo le prime figurazioni libere, di sapore surrealista per l’osservanza del piano orizzontale e del piano tridimensionale, si orienta decisamente ad una maggiore unitarietà fra figurazione e impostazione compositiva. Il gioco delle forme, estranee ad una calcolata predisposizione, trova nel ritmo improvviso ed inaspettato del colore una salda coesione che indica in Carozzi la possibilità di nuovi sviluppi”
Sempre alla Galleria del Naviglio, è inserito nella collettiva Pitture concrete e astratte, con opere di Gianni Bertini, Roberto Crippa, Lucio Fontana, Beniamino Joppolo, Osvaldo Licini, Monnet, Bruno Munari, Parmisari, Reggiani, Atanasio Soldati, Emilio Vedova, Veronesi.
Il tempestivo successo raggiunto fa sì che l’opera Pittura n. 2 sia ammessa alla XXV Biennale di Venezia
Nel 1951 è tra i firmatari del Manifesto dell’arte spaziale ed espone alle prime mostre del gruppo con Fontana, Crippa, Dova, Joppolo, Peverelli, De Luigi e nel 1952 sottoscrive anche il Manifesto dell’arte spaziale per la televisione.
Nel 1959 si trasferisce a Parigi dove ritrova Canconi e l’amico Joppolo, nei primi anni del soggiorno parigino, sino al 1964, insegna Storia dell’arte al Liceo Italiano “Leonardo Da Vinci”e nel 1960 tiene a Parigi la sua prima mostra, una collettiva alla Galerie Bruno Bassano; nel 1963 espone alla mostra Art Contemporain che si tiene al Grand Palais Composition, nella sezione italiana con Bemporad, Burri, Capogrossi, Dorazio e Fontana
Abbandona la pittura astratta e ritorna alla figurazione.
Espone al Salon d’Automne, des Réalité Nouvelle, Salon de Versailles e al Gran Palais all’esposizione Présence Européenne e Art Contemporaine International dove rappresenta l’Italia con Pomodoro, Burri, Fontana, Capogrossi, Matta.
A Parigi conosce e frequenta Magnelli, Severini, lo scultore Signori, Poliakoff, Emile Gilioli, Dewasne, Agam, Deyrolle.
Esegue per la I.T.T. francese pitture di grandi dimensioni per la sala del consiglio d’amministrazione e negli stabilimenti di St. Omer.
Nel 1977 rientra in Italia, si stabilisce a Tellaro e poi definitivamente a Sarzana.
La produzione figurativa degli ultimi trent’anni di vita è ansia di sintesi, tensione all’astratto, riduzione all’essenziale per cogliere il senso originale delle cose; ma questa lunga ricerca, iniziata negli anni quaranta, non può ghermire l’essenza della realtà e può solo tramutarsi in un ciclo infinito tra figurazione e astrazione.
Nel 1984 viene presentata una mostra antologica al Centro Allende della Spezia con ottanta opere che documentano il percorso artistico dal 1945 con un’ampia sosta sulla ricerca recente.
Nel 1986 esegue una serie di cartoni per la realizzazione di vetrate destinate alla sede centrale della Cassa di Risparmio di La Spezia.
Nel 2000 la Città di Sarzana gli dedica una grande mostra presentando, in due sedi separate, la produzione del periodo spaziale “1949-1955” e le opere recenti “1985-2000”
Nel giugno 2014 la Galleria Cardelli & Fontana di Sarzana inaugura Gian Carozzi Revisited, mostra antologica pensata e progettata da Luca Bertolo che scandisce un percorso teso a mettere in luce la lateralità e la svolta anti-avanguardista di Carozzi, indagando temi cruciali della sua ricerca come l’autoritratto e il pittore nello studio.
Nel 2021 in occasione dei cento anni dalla nascita di Gian Carozzi, il Comune di Sarzana ha ricordato l’artista con una mostra antologica nella Fortezza Firmafede, Gian Carozzi. “Dipingere mi è necessario” intende ripercorrere l’intera vicenda creativa di uno degli artisti liguri più rappresentativi dell’arte del secondo Novecento.