Oncantivo (Argentina) 1928 – Savona 2015

Carlos Carlé pittore e ceramista che ha operato in Liguria

Carlos Carlé verso la fine degli anni Quaranta intraprende a Buenos Aires gli studi d’arte dove frequenta lo studio di Ana Burnichon iniziando a partecipare a mostre e manifestazione in Argentina e in Europa viaggiando così tra Francia, Germania, Danimarca, Olanda, Belgio e Cecoslovacchia.
Nel 1954 è tra i fondatori di Artesanos, primo gruppo d’avanguardia nella ceramica artistica dell’Argentina del dopoguerra e nel 1959 collabora alla fondazione del “Centro d’Arte Ceramico Argentino”.  
Ottiene una Medaglia d’oro alla Mostra di Ceramica Contemporanea di Praga del 1961.
E’ il 1963 quando soggiorna in Italia e dal 1965 lavora presso la manifattura per la produzione di maioliche artistiche “C.A.S.” di Vietri sul Mare.
Nel 1967 è premiato al III Concorso Internazionale per la Ceramica e la Scultura di Rimini
Negli anni successivi compie alcune visite ad Albisola, dove conosce e diviene amico di Wilfred Lam.
[…] arrivando ad Albisola ho trovato un clima culturale…diciamo che io sono arrivato quando finiva un’epoca d’oro ad Albisola. Allora ho conosciuto diversi di questi artisti per motivi di lingua e di cultura,  ho avuto una grande amicizia con Wilfredo Lam e ho conosciuto tanti altri come Asger Jorn, Lucio Fontana e artisti che vivono ancora oggi lì.
Era un momento di grande effervescenza che… un po’ eccitante era Albisola in quell’epoca.  Veniva molta gente di fuori per questi grandi personaggi che vi abitavano, venivano altri artisti, venivano galleristi, facevano critiche. Albisola era un piccolo centro, forse come  Vallauris per Picasso, sulla costa francese, o vicino a Barcellona per Mirò. Ad Albissola è successo lo stesso per un gruppo di artisti  e galleristi,  che lavoravano lì.
Allora quel momento per me è stato molto importante, perché forse ha segnato una forma di lavoro, una filosofia di vita… Io lavoro molto su forme geometriche, sono i cubi, i parallelepipedi, le sfere, i cerchi, sono le righe dirette, sono i dettagli, però mi sogno poi di rompere questo, di farlo vivere… Allora faccio delle mosse spontanee, gestuali e… fino a quando creo troppa confusione con la materia, ho bisogno di nuovo  di ordinarli, viene la parte razionale, allora ho bisogno di tirare una riga dritta, fare un cerchio… Per me esiste sempre questo equilibrio in queste due forme, in queste due forme di sentire, diciamo, della mia arte.

Carlos Carlé  nel 1971 ritorna in Argentina e intensifica la sua attività espositiva; è premiato al II Salòn de Ceramica di Buenos Aires e nello stesso anno al XXX Concorso Internazionale della Ceramica di Faenza.
Dal 1973 si stabilisce ad Albisola e lavora presso le fabbriche “Ce.As.“, “Ceramiche Isola” e “Pacetti” e l’anno dopo viene premiato, medaglia d’oro, al XXXII Concorso Internazionale di Faenza.
Nel 1980 si reca in Giappone, ospite dell’ International Academy of Ceramics di Kyoto e nel 1985 espone al Hetjens Museum di Düsseldorf e al Museo de Ceràmica di Barcellona, nel 1991 ottiene il Gran Premio al XXXI Premio Suzzara,
La città di Savona gli dedica una retrospettiva alla Fortezza del Priamar nel 1993.
Nel 1996 espone al Saga Prefectural Art Museum in Giappone e due anni dopo è invitato per realizzare una scultura monumentale per il museo della città.
Nel 1997 riceve dal Comune di Albissola Marina l’Oscar alla Carriera.
Riceve nel 2000 dal Comune di Barge, paese di origine dei suoi avi, la Cittadinanza Onoraria e realizza il monumento Megaliti per Barge.

Carlos Carlé nel 2002 è membro della giuria dell’ International Ceramics Festival di Mino in Giappone, della VI Biennale in Egitto e della XVIII Biennale di Vallauris in Francia.
Nel 2005 è invitato ad esporre con Laura Vegas al Castello di Roccavignale (SV), Palazzo Ducale di Genova, viene ordinato l’Omaggio a Carlè mentre nel 2008 la Città di Savona rende omaggio ai suoi ottant’anni con una sua personale alla Pinacoteca Civica.
La Città di Vietri gli conferisce il prestigioso Premio Internazionale Viaggio Attraverso la Ceramica 2008, e realizza due mostre: una con opere recenti, l’altra con opere dei primi anni Sessanta.
Nelle sculture, nei segni che traccia, nella materia che Carlos Carlè accumula e nel gusto del recupero di forme primordiali che impiega, si avverte una visionarietà che rivela forze ignote collegate agli elementi naturali, ai segni del tempo e agli stati mentali dell’uomo.
Opere in grès in cui appaiono dei simboli precisi e un “linguaggio naturale” che si riferiscono al fulcro della sua immaginazione.
Le tracce misteriose che il trascorrere del tempo e le vicende umane lasciano sui muri eccitano la fantasia, e l’immaginazione dell’artista che, muovendo da qualche larva stinta e sbiadita tramandata nel tempo, compone un lungo racconto che i muri calcinati hanno conservato e sanno trasmettere a chi li sa leggere.

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