Torino 1935 – 2017

Romano Campagnoli pittore che ha operato in Liguria

Romano Campagnoli allievo di Italo Cremona all’Accademia Albertina di Torino, ha tenuto corsi di Tecniche Grafiche Speciali nella stessa Accademia e diretto il Primo Liceo Artistico di Torino.
Proprio Cremona in una lettera ha scritto: “A tanta gente occorrono colori lieti, vivaci disegni: lei li può dare, li dà, continui […] Poteva accodarsi qua e là come tanti altri: meno male che non l’ha fatto; continui a tenersi tutte le strade aperte, eviti di procedere con un numero su un cartello appeso al collo e, se vuole conservare la mia simpatia, non mi chiami Maestro […]”.
E da queste indicazioni, dell’aprile del 1956, è fluito il discorso di Campagnoli, sempre proteso verso nuovi approdi conoscitivi, nuove soluzioni tecniche
Come pittore ha prediletto il tema degli elementi naturali: acqua, fuoco, terra, aria, luce e colore.
I suoi quadri presentano sia grandi spazi bianchi centrali, che sprigionano una forte luce, sia, all’opposto, una condizione percettiva di silenzio–assenza di luce, ma anche campeggiature segnate da nitide contrapposizioni chiaroscurali.
Come incisore ha sempre messo in mostra un sapiente impiego di una ampia selezione di tecniche miste, dalla punta secca all’acquaforte, all’acquatinta, opere realizzate su matrici di zinco, con sperimentazioni anche su lastre di plexiglass.
Il variato nucleo di temi affrontati da Campagnoli nei due ambiti, pittorico e grafico, appare nello stesso tempo unitario, ma anche reciprocamente provvisto di “una vita, per quanto comune e parallela, di fatto autonoma”.
Dal 1952 ha tenuto numerose esposizioni personali in gallerie, italiane e straniere, e ha partecipato a importanti collettive nazionali ed internazionali.
Fu tra i molti pittori piemontesi che conobbero e frequentarono la Riviera di Ponente perché influenzati dal forte legame tra Carlo Levi e la Liguria, in particolare Alassio, scelta come luogo di riflessione e di ispirazione per il suo lavoro.  
A partire dalla seconda metà del Novecento, a Cervo si formò così una piccola comunità di pittori torinesi, tutti esponenti di spicco del panorama artistico nazionale: tra i primi ad arrivare fu l’artista Francesco Casorati con il padre Felice e la madre Daphne Maugham.
Poco dopo giunsero Piero Martina, Francesco Menzio, Nicola Galante, Sergio Saroni, e lo stesso Campagnoli con il padre Adalberto.
Nel giugno 1998 ha preso parte con una sala personale alla esposizione “II pittori di Torino-Sur le versant de la peinture” per la Regione Valle d’Aosta e tenuto una esposizione antologica alla Maison des Arts et Loisirs di Thonon-Evian (Francia) e nel 1999 si è svolta l’esposizione antologica: “Romano Campagnoli – Anni ’60-’90”, presso la Sala Bolaffi, curata dalla Regione Piemonte.
Nelle oltre 70 opere, tra grandi dipinti, incisioni e sculture, che costituiscono il “corpus” dell’esposizione si delineano almeno tre temi fondamentali nell’opera dell’artista, sempre delineata da un segno incisivo e da un’armoniosa struttura compositiva.
Uno è quello dei “nodi” che, come osserva il critico Mistrangelo, “sono uno dei soggetti preferenziali, da Nodo semplice a Doppia bitta, da Cima a Grande onda”; il nodo si dispone nello spazio con un rigore assoluto, con una costruzione talora lirica, certamente frutto di uno studio attento.

I suoi gomitoli, i nodi, si dispiegano con continuità e poi si arrotolano nuovamente attorno al volto di Picasso e al corpo di Hitchcock, sostituiscono i frutti nel cesto del Caravaggio.
L’artista opera all’insegna di una visione concettuale della realtà, interviene sul soggetto, lo imprigiona, lo occulta, lo trasforma in un’immagine inquietante, metafisica, sospesa”.
Altro tema che pervade i dipinti del nostro è l’onnipotenza e la deflagrazione del bianco che “oscura” gli altri colori: spazi vastissimi si aprono alla luce, “la primaria sensazione che promana da ogni tela non è tanto quella di comunicazione visiva … quanto quella di una lenta, ma inarrestabile effusione ed espansione di onde cromatiche entro ed oltre i limiti della superficie/supporto” (Marco Rosci).
Il bianco, in pratica, assume una propria identità, diventa colore attivo, non sfondo passivo, conferendo ai dipinti in oggetto una straordinaria libertà espressiva.
Altro argomento ricorrente è il mare: “Mareggiata”, “Fondale”, “Maroso”, “Onda”, “Alta marea”, “Scogli”, “Acquario” testimoniano il fascino che le acque, rappresentate con mille effetti cromatici, esercitano su Campagnoli; inconsueta e speciale è la maniera con cui l’artista raffigura questi fenomeni naturali, ambientandoli in un contesto di “atmosfere immateriali, secondo una pennellata sottilmente emotiva.

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