
Caserta 1896 – Pietra Ligure (SV) 1968
Giousè Calierno pittore che ha operato in Liguria
Giousè Calierno trascorre la giovinezza a Roma dove studia scultura in legno e, in seguito, si dedica alla pittura, in contatto con Scipione e Mafai che incontra al Caffè Greco.
Dopo aver frequentato a la romana Scuola del Nudo, si trasferisce a Torino dove esordisce con una personale nel 1941.
Ha visitato le più importanti città europee, più volte Parigi.

Autore di opere di paesaggio, genere prediletto del quale l’olio su cartone telato.
Le tre palme ne è un esempio, non manca di rivolgere le attenzioni ad altri temi e generi, come la figura, le nature morte e le marine liguri.
Sono numerose le esposizioni a cui partecipa nel secondo dopoguerra, ottenendo riconoscimenti come il “Premio dei 10 Marenghi d’Oro” al Circolo degli Artisti.
I decenni sessanta e settanta sono particolarmente fecondi per la pittura di Calierno, tanto che due sue opere sono conservate alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
“Giosuè Calierno seppe entrare nel tema favolistico che gli veniva proposto — ma il l nervo più sottile della sua pittura e appunto l’affabulazione, resa nel più semplice dei modi. come nemmeno i cosiddetti naifis
Pertanto, egli sapeva che anche la favola è problema.
Impaginò in un orto un enorme capannone il “caos” fornendoci così uno dei suoi rarissimi quadri surrealisti in cui però l’assolo forte del colore fa aggio sullo stesso racconto.
Calierno poteva concedersi il piacere aristocratico di non piacere, anche se si lamentava del deserto, dei “forni” di molte sue personali; per qualche riconoscimento. piccoli premi sempre sudatissimi. ottenuti in provincia, anche la gioia doveva essere una spina,
C’era chi gli muoveva l’addebito che il disegno costituisse per lui solo la punteggiatura del quadro: ma si veda il “Ritratto di Gino Meloni” accanite con una flessuosa. dichiarata Sinopia, come i suoi famosi nudi elaborati lungo le linee scandite decisamente. che aggrediscono la composizione all’orizzontale; e poi. le architetture spontanee. emotive. di edifici monumentali: vige sovente la postulazione di un ordine che è geometrico. benché non risulti euclideo”. (Ernesto Caballo, 1981)
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