Fossombrone (PU) 1887 – Monza 1955

Anselmo Bucci pittore che ha operato in Liguria

Anselmo Bucci fece gli studi classici al liceo Marco Foscarini di Venezia; studiò poi disegno a Este, alla scuola di Francesco Salvini.
Nel 1904 è già in Lombardia frequenta Milano dove ha contatti d’amicizia con Boccioni ma continua a risiedere a Monza dove si lega al gruppo di artisti che fino al 1909 danno vita al Coenobium.
Allievo dell’Accademia di Brera a Milano nel 1904-05,  partì per Parigi nel 1906 con l’amico Dudreville , con il quale, rimasto in contatto, dal 1920 frequenterà la Riviera ligure di Levante assieme a Salietti, Rambaldi e Tosi, el il Sud della Francia.

Mezzogiorno marino, 1926 circa
Marsiglia, il porto vecchio, 1929

Nel 1907  Bucci espone un dipinto al Salon.
Rimase a Parigi fino al 1915,  dedicandosi soprattutto alle incisioni ispirate alla cultura grafica francese post-impressionista del primo Novecento, pur conservando caratteristiche tracce dello studio del Fattori, della sua maniera secca e schiva di ogni retorica.
Il periodo parigino fu il tempo migliore per l’arte di Bucci vicino all’esperienza affine di Lorenzo Viani, per l’amore agli aspetti della vita degli umili e dei poveri ha la possibilità di frequentare , Gino Severini, Pablo Picasso e Amedeo Modigliani e poi Apollinaire, Dufy, Utrillo  Suzanne Valadon e Viani,  tuttavianel maggio di quell’anno decise di tornare in Italia, e volontario di guerra si arruola volontario nel “Battaglione Ciclisti”, in Lombardia.

Di questa squadra fanno parte anche altri artisti e poeti futuristi come Marinetti, l’amico Boccioni, Sant’Elia e Carlo Erba,  tuttavia pur frequentando l’ambiente futurista non vi aderì mai pienamente.
Nello stesso anno, alla Mostra dell’Incisione di Firenze, l’artista pesarese si aggiudica la medaglia d’argento.

Croquis du front italien

Descrisse, sempre attento e vivace, molti aspetti della vita di guerra, dal 1915 al 1918, in una serie di 50 puntesecche pubblicate a Parigi nel 1918 col titolo Croquis du front italien, nelle 50 tavole litografiche a colori intitolate Marina a terra (1918) e nelle 12 litografie a colori edite nel 1919 col titolo Finis Austriae.

Nel 1920 esordisce alla Biennale di Venezia con l’opera  In volo,  molto apprezzata e subito venduta, scriverà nel 1954:  “Ho venduto il mio Volo a Venezia a 20 mila lire nel 1920, vale a dire quattro milioni di adesso! Ne era geloso perfino Gola, è tutto dire!”

In volo, 1920

Essendo tanto dotato come incisore, volle esprimere nella pittura una specie di ritorno al classicismo, particolarmente auspicato nel dopoguerra 1918 da pittori e scrittori in riviste come Rete mediterranea e Valori plastici, e che si determinò nella formazione del gruppo del “Novecento italiano” nel 1922,  per poi abbandonarlo nel 1925 per affiancare all’attività di artista quella di giornalista e di scrittore.
Nonostante l’uscita dal gruppo di Novecento Bucci  rimase in contatto con Dudreville, Funi, Malerba, Piero Marussig, Oppi, Sironi, oltre a Bonzagni, Egger Lienz, Martini, Mazzolani, Mazzucotelli, Modigliani, Viani Wildt, che strinsero con l’artista rapporti di amicizia testimoniati da lettere, fotografie, dediche autografe, evidenziati nelle mostre collettive allestite sotto l’egida di “Novecento”.
Anselo Bucci fu il vero promotore del gruppo, che, a Milano, organizzò conferenze, dibattiti e mostre, con l’intento di favorire un orientamento neoclassico, malgrado i riferimenti a Giotto e a Masaccio.
Il suo impegno maggiore fu nel quadro I pittori, una tela compiuta tra il 1921 e il 1924, che doveva rappresentare il suo pensiero sull’arte antitetico ai movimenti d’avanguardia.

I pittori


Il suo maestro Jules Adler diceva nel 1910: “Il n’est pas difficile de faire un jeune peintre: ce qui est difficile, c’est de vieillir proprement”: e il Bucci invecchiò credendo nella possibilità di un “ritorno all’ordine”,  mantenendo una straordinaria vitalità, ricca di umori, nutrita di una cultura singolare, di una indipendenza morale ammirevole, di una ironia che raggiungeva rare volte il sarcasmo, infatti fu uno dei più noti rappresentanti del cenacolo baguttiano, pronto alle battute di spirito, generoso e cordiale.
Nel 1930 vince il  Premio Viareggio con il volume Il pittore volante.

A Trieste si dedica anche all’arredo dei grandi piroscafi degli anni ’30, pur continuando a prendere parte a mostre internazionali.
Gli anni della seconda guerra mondiale lo videro come “artista di guerra” e con l’incarico di documentare in pittura la vita dei militari, stazionò nel Golfo di La Spezia importante porto della Marina militare e di questo periodo ha lasciato importanti documentazioni artistiche.

Nel 1943 i bombardamenti su Milano gli distruggono lo studio e l’artista si trasferisce nella casa paterna di Monza.
Negli anni 1949-1950 partecipa alla costituzione dell’importante collezione Verzocchi sul tema del lavoro inviando, con un autoritratto, Il ponte sul Metauro (Pinacoteca di Forlì).

Il ponte sul Metauro

Gli ultimi suoi anni sono segnati da un progressivo isolamento
Nella mostra, che C. A. Petrucci gli organizzò alla Calcografia nazionale di Roma nel dicembre 1954, erano esposte 649 incisioni, per la maggior parte puntesecche, e 48 litografie, descritte in un catalogo molto preciso, a cura dello stesso Petrucci.
Era l’opera completa che rivela interamente la sua personalità estrosa, dominata dall’amore per la realtà, per il moto della vita, nei molteplici aspetti della pace e della guerra.
La XXVIII Biennale di Venezia (1956) gli dedicò una importante mostra commemorativa e un’altra il comune di Monza nel 1957 nella sala dell’Arengario mentre nella Galleria civica di Monza, nel 1966, si è tenuta una mostra. dedicata alle incisioni.

Genova. Atrio di Palazzo San Giorgio

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