Genova 1924 – 2008
Aldo Bosco pittore ligure
Aldo Bosco docente presso il Civico Liceo Artistico “Nicolò Barabino” di Genova, si è dedicato all’esecuzione di affreschi per opere pubbliche, arazzi, graffiti, sculture e dipinti, accostandosi al Cubismo, in una sua personale interpretazione e rilettura della collocazione dell’oggetto nello spazio.
È stato Accademico di merito dell’Accademia Ligustica (Discipline Pittoriche) e dell’Accademia Archeologica Italiana.
Ha eseguito calcografie, linoleumgrafie e xilografie.
E’ stato Socio Fondatore dell’Associazione Incisori Liguri, si è dedicato all’ideazione e alla realizzazione di Ex Libris.
Si ricordano alcune significative personali: Galleria Rotta, Genova, 1959; Promotrice di Belle Arti, Genova, 1960; Galleria Unimedia, Genova, 1971; Galleria San Marco dei Giustiniani, Genova, 1973; Galleria Dedalo, Savona, 1978; Galleria Firma, Genova, 1985; Centro d’Arte la Maddalena, Genova, 1987; Castello di Rapallo, 1993; Galleria il Leudo, Genova, 1995; Art Club il Doge, Genova, 1996; Centro d’Arte Villa Gropallo, Genova Nervi, 1999; Associazione Culturale Satura, Genova, 2004.
Sue opere figurano in raccolte private e presso la GAM di Genova, alla sede RAI cittadina e nelle chiese parrocchiali genovesi di Bolzaneto e di Prato.
Non si può, parlando di Bosco astenersi dal considerare quanto, sia importante l’intimo rapporto che intercorre tra il manifestarsi del mondo e la sua immediata resa artistica.
Assistiamo nelle sue opere, ad un continuo dinamico rincorrersi di linee, di frammenti che si ricompongono per un attimo, per poi rituffarsi in una frenesia futuristica, prossima a quella di Dino Gambetti, non disgiunta da subitanei spazi di quiete.

Forme e contenuti si accavallano senza sosta, nel porre in evidenza quanto ogni tratto si rispecchi nelle successive caleidoscopiche opposizioni, in cui pare luoghi singolarmente familiari, o forse mai visti, esistenze individuate dall’attimo e dal suo divenire.
Sottile é il confine delle ombre e più ancora quello dei pensieri, che si coniugano insieme in un disteso, a tratti nervoso, panorama di molteplici piani generati e generanti nuove prospettive, in cui occhio e mente si contendono la precognizione del ripetuto mature di toni e spazi.
L’occhio completa e suggerisce ciò che la mente ha compreso, richiamando l’artista ad un continuo rigore di presenza; lo si potrebbe definire come un’esigenza di guardare, sentire e riprodurre, insieme, il fluire delle linee che compongono il mondo attraverso una manualità sicura e lo studio costante, per raggiungere non gli oggetti, ma la legge geometrica che li determina.