Caracas (Venezuela) 1857 – Auvers-sur-Oise (F) 1920

Emilio Boggio pittore che ha operato in Liguria

Emilio Boggio a 15 anni fu inviato in Francia per studiare nel Liceo Michelet di Vanves e nel periodo degli studi andò ad abitare a Enghien-les-Bains, una cittadina presso Parigi.
 Dal 1864 studiò e nel 1870 si diplomò e nel 1873 tornò a Caracas e lavorò per quattro anni come assistente nell’impresa di famiglia.
Ma nel 1877, a vent’anni, tornò ancora in Francia periodo nel quale si rese conto che i suoi interessi ed il suo futuro erano assai diversi da quanto immaginato dai suoi genitori.
Dopo una decisiva visita all’Expo di Parigi, Boggio decise di cambiare radicalmente la sua vita.
Si iscrisse così all’Académie Julian, dove seguì le lezioni di Jean-Paul Laurens.
Fece amicizia con gli allievi suoi compatrioti, fra i quali Cristóbal Rojas e Arturo Michelena, e col pittore Henri Martin, con il quale stabilì una solida collaborazione artistica.
Studiò e finalmente espose al Salon e nel 1888 ottenne anche una menzione d’onore fuori concorso al “Salon des artistes français” e, nel 1889, vinse la medaglia di bronzo all’ Expo di Parigi.

Emilio Boggio figlio di Juan commerciante originario di Santa Margherita Ligure a 15 anni fu inviato in Francia per studiare nel Liceo Michelet di Vanves.
Nel periodo degli studi andò ad abitare a Enghien-les-Bains, una cittadina presso Parigi.
Dal 1864 studiò e nel 1870 si diplomò e nel 1873 tornò a Caracas e lavorò per quattro anni come assistente nell’impresa di famiglia.
Ma nel 1877, a vent’anni, tornò ancora in Francia periodo nel quale si rese conto che i suoi interessi ed il suo futuro erano assai diversi da quanto immaginato dai suoi genitori.
Dopo una decisiva visita all’Expo di Parigi, Boggio decise di cambiare radicalmente la sua vita.
Si iscrisse così all’Académie Julian, dove seguì le lezioni di Jean-Paul Laurens.
Fece amicizia con gli allievi suoi compatrioti, fra i quali Cristóbal Rojas e Arturo Michelena, e col pittore Henri Martin, con il quale stabilì una solida collaborazione artistica.
Studiò e finalmente espose al Salon e nel 1888 ottenne anche una menzione d’onore fuori concorso al “Salon des artistes français” e, nel 1889, vinse la medaglia di bronzo all’ Expo di Parigi.
Boggio frequentò assiduamente gli atelier degli artisti impressionisti francesi, come Camille Pissarro, Henri-Jean Guillaume Martin e Claude Monet, e fu assai colpito dalla pittura di Vincent van Gogh.
Al Salón del 1910, espone in due sale 72 tra quadri e bozzetti e nel 1911 all’ Esposizione Universale di Milano, a questo periodo risale il suo famoso Autoritratto.

Fra il 1907 e il 1909 visitò l’Italia, per molto tempo soggiornò in Liguria (patria di suo padrea e dei suoi antenati) , essenzialmente a Nervi, dipingendo paesaggi, vedute di città italiane e numerose marine.

Oltre che paesaggista Boggio fu anche un  abile e raffinato ritrattista come si può evincere dalle opere: Thérèse Moulinier o di Suzanne Poulain (1912-1913)
Il lavoro italiano di Boggio segnerà un nuovo passo avanti nei procedimenti plastici dell’artista: “la forma stessa scompare, trascinata dal turbine espressionista del colore”, scrive Juan Calzadilla, che sottolinea anche il “modo capriccioso di usare il colore in pennellate lunghe e ondulate, quasi gestuale ”, vicino al fauvismo.

Costa di San Fruttuoso (Portofino)

Come sottolinea Mariano Picón Salas in un primo saggio rivelatore sul pittore, “Emilio Boggio e la sua pittura”, del 1956, il pittore, “muovendosi tra le varie correnti che hanno condizionato l’arte europea negli ultimi due decenni del XIX secolo (completo aria impressionista, divisionismo, puntinismo, ecc.) cerca di trovare il suo territorio espressivo. Nelle lunghe stagioni di campagna lavora incessantemente, e con la formula impressionista sottopone lo stesso motivo ai più diversi effetti atmosferici “

Entroterra ligure

Tornato in Francia, si stabilì a Auvers-sur-Oise, nella “Villa Rustique”, una casa-studio che divenne la sua dimora e il suo atelier per tutta la vita.
Il “Círculo de Bellas Artes de Caracas”, creato nel 1912 al fine di proporre alle scuole d’arte venezuelane una via alternativa allo stile accademico ancora radicato e diffuso, sostenne in ogni modo il suo lavoro.
Emilio Boggio nel 1918 e 1919 ritornò in Venezuela, nonostante avesse ormai superato i sessant’anni, in occasione di una mostra dei suoi lavori alla Scuola di Musica dell’Università di Caracas.
La sua permanenza in patria durò poco meno di un anno, ma fu l’occasione per i giovani artisti di Caracas (come Armando Reverón, Manuel Cabré, Brandt, Castillo e altri ancora) per scoprire i suoi quadri impressionisti.
Boggio li guidò e li aiutò a liberarsi dei modi della pittura accademica tradizionale, per poi comprendere e assimilare le tendenze estetiche e tecniche dell’impressionismo europeo.

Galleria

Costa di Liguria