Rialmosso (VC) 1889 – Quittengo (VC) 1965
Luigi Boffa Tarlatta pittore che ha operato in Liguria
Luigi Boffa Tarlatta , cresciuto nella luce della scuola di nell’Accademia di Torino alla scuola di Paolo Gaidano, di Giacomo Grosso e di Cesare Ferro fu poi insegnante di prospettiva alla medesima Accademia dal 1915 al 1918
Più che la tecnica della pittura vi imparò come si possa giungere alla personalità dell’espressione. Insegnò per qualche tempo prospettiva scenografica e teoretica nella stessa Accademia che l’aveva avuta allievo e, dedicatosi solamente alla pittura, ha gradatamente perfezionato la sua arte riuscendo a improntare opere che rivelano la sua personalità di compositore e colorista di salda e vigorosa perizia tecnica. Ha esposto assiduamente alle principali mostre italiane ed estere.
Nel 1919, Ritratto di mia madre fu premiato a Firenze con medaglia d’oro; Il canto triste di una maschera ebbe una medaglia d’argento dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Anche il quadro I lavoratori venne premiato con medaglia d’oro all’Esposizione di Lima ed attualmente adorna l’aula del Parlamento del Perù assieme ad altre due tele Confiteor e Barche pescherecce.
Più di un centinaio di sue opere sono sparse in varie collezioni al Perù.
Ha eseguito grandiose decorazioni nel Duomo di Monticelli.
Tratta di preferenza la figura, ma interpreta con sentimento il paesaggio specie quello montano della Valle di Oropa, della Riviera ligure, dei Lago d’Orta e degli Appennini toscani.
“E poiché la vita di un artista, più che negli episodi comuni a tutti gli animali sublunari e quindi anche agli artisti, si riflette nella sua opera e in quella si identifica e da quella trae la sua ragion d’essere, passiamo a parlare o, meglio, a scrivere della sua attività nel campo dell’arte. Andando per la maggiore si potrebbe senza altro dire che il Boffa è soprattutto un solido ritrattista come il suo grande maestro di Cambiano, aggiungendo che, pur avendo derivato da quello la sicurezza costruttiva e la poderosità disegnativa, vi ha aggiunto una sua calda ed espressiva nota personale che forse manca nel maestro inteso più alla magnificenza pittorica che non all’interpretazione spirituale dei soggetti. Ma non ci sentiamo di passar sotto silenzio i suoi quadri di paesaggio e le sue composizioni ed i suoi affreschi. Anche nei paesaggi che in altra sede, molti anni addietro, scrivendo di un’esposizione di nove artisti, fra cui il Dogliani ed il Reycend, definimmo come una rivelazione, ché prima lo conoscevamo quasi esclusivamente come figurista, egli riesce personale e maggiormente quando ferma sull’assicella i profili della sua sana e laboriosa terra biellese” (T.Rovere, 1937)







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