Firenze 1882 – Genova 1965
Enzo Bifoli pittore e scultore ligure
Enzo Bifoli ben presto segue i corsi della Scuola di Arti Decorative diplomandosi nel 1900, e, successivamente, a completamento dei suoi studi, quelli della Scuola di Nudo dell’Accademia di Belle Arti.
Le sue prime prove artistiche avrebbero avuto come punto di riferimento la manifattura “Arte della Ceramica” di Galileo Chini: un momento fondamentale nella formazione del giovane che tratterrà sempre “atteggiamenti” e “tic” stilistici legati alla forte personalità di Chini e al suo avvicinarsi al linguaggio klimtiano con gusto sintetico e risultati essenziali.
Chiamato a Genova dal pittore Riccardo Cavallari, attivo collaboratore dell’architetto Gino Coppedè, Bifoli vi si stabilisce appunto nel 1904, entrando proprio nello studio dell’architetto in qualità di collaboratore e disegnatore fino al 1918.
Non trascura tuttavia i suoi studi, che prosegue a Bologna, dove nel 1912 riesce a conseguire la licenza di architetto, siamo nel pieno degli Anni Dieci e Bifoli, che può contare sul costante aggiornamento che gli proviene dallo studio Coppedè e dai materiali grafici (riviste italiane soprattutto e straniere) che, come si è accertato, vi circolavano, è affascinato dal quel filone di architettura fantastica e “immaginifica” che attrae numerosi architetti del tempo, da G.U. Arata a G. Mancini, allo stesso Coppedè (proprio mentre scultori e pittori propongono versioni monumentali e grandiosamente retoriche di un classicismo filtrato attraverso il gusto della Secessione).
Sono anni d’intensa attività per Bifoli: tra il 1908 ed il 1916 espone alle mostre della Società Promotrice di Belle Arti presentando olii e disegni a penna per gli scritti teatrali di. Sem Benelli, “La Cena delle Beffe” (1910), “Fiora” per “L’amore dei tre Re” (1911), “Rosmunda”, “La Maschera di Bruto” (1912), nonché progetti architettonici.
E’ figura centrale dell’Esposizione Internazionale di Marina e Igiene Marinara del 1914, cui peraltro collaborarono numerosi altri artisti (da Aurelio Craffonara a Ottavio Papini, a Giuseppe Sacheri).
Un suo acquerello, viene acquistato nel 1916 alla Promotrice dal Municipio di Genova per la sua collezione d’arte moderna .
Molteplici opere esposte alle mostre annuali delle Promotrici, progetti per tombe e per fantastici edifici che non sono mai stati realizzati.
Enzo Bifoli non riesce a dimenticare: Bistolfi, ma anche Previati, Wildt, Alberto Martini, lo stesso De Carolis e pure gli illustratori dell”‘Eroica”).
Significative del suo impegno di grafico sono anche alcune tavole che vengono pubblicate nei volumi de’ “Gli adornatori del libro in Italia” nel 1927, si tratta di alcune allegorie della prima guerra mondiale e di una copertina tutta genovese col portale di san Lorenzo e un San Giorgio per il VII Congresso Eucaristico Nazionale del 1922.
Nel 1933 vince il concorso per il cartellone del I Congresso Eucaristico genovese.
Più sfuggente la sua attività di architetto.
Nel 1915 diventa sostituto al corso di Architettura dell’Accademia Ligustica (la cattedra è retta da R. Haupt) e appartengono a questo momento le soluzioni grafiche per pubblicizzare, con la collaborazione dell’artista Amos Nattini, una sottoscrizione del prestito nazionale (1915).
Al 1919-20 appartengono poi una serie di fantastiche illustrazioni e testate per la rivista genovese mensile o bimestrale, “La vita marittima e commerciale”.
Bifoli recepisce dalla cartellonistica del primo Novecento, dai vari Metlicovitz, Hohenstein e dallo stesso Boccioni prefuturista.
Prende parte alla I Biennale di Belle Arti di Roma, nel 1921, quando è presente anche alla I Esposizione di Belle Arti di Verona.
Nel 1923 (in quest’anno vince il concorso per il progetto di una “Sala Ligure” alla I Triennale monzese), 1935, 1937, 1938; partecipa alle mostre del Sindacato Regionale Fascista e prosegue la sua attività di decoratore.
Del ’31-’32 è la partecipazione alla I Esposizione Internazionale d’Arte Sacra di Padova.
Nel ’33 si classifica sesto al concorso per il monumento ai caduti fascisti genovesi.
Sono proprio gli anni in cui il suo nome ricorre nella documentazione d’archivio relativa ai restauri del Duomo di S. Lorenzo: tra il 1931 e il 1934 egli compare come disegnatore sotto la direzione di Orlando Grosso nei “Lavori di ripristino della facciata”
Percepisce ulteriori compensi per i rilievi della torre di Palazzo Ducale; per un “disegno dimostrativo” relativo alla sistemazione della chiesa di S. Matteo e per “due motivi” di inferriata per il chiostro di S. Andrea .
Docente di ornato al liceo artistico comunale “N. Barabino” tra gli anni ’30 e ’50, è stato disegnatore personale del Duca d’Aosta.