Nanaymo (Canada) 1892 – Asti 1977
Guglielmo Bezzo pittore che ha operato in Liguria
Guglielmo Bezzo nacque a Nanaymo una città del Canada, da genitori piemontesi emigrati nel 1892 ma ben presto la famiglia fece ritorno a Tonco Monferrato.
Durante il servizio militare i suoi superiori gli concessero di frequentare il Corso di Disegno presso le Scuole Tecniche San Carlo di Torino, che concluse tra i premiati.
Nel 1921 ad Alessandria si tenne una Mostra Provinciale di Pittura e su invito di Giuseppe Manzone, (che l’aveva scoperto) ebbe il suo esordio artistico presentando tre opere: Verso il tramonto. Colline astigiane, Da casa mia, (quest’ultima sarà poi riproposta nel 1922 all’annuale rassegna della Promotrice di Torino).
Leonardo Bistolfi, nel discorso d’inaugurazione, ebbe parole d’elogio per il giovane esordiente ed Emilio Zanzi su “Il Momento” di Torino del 16 giugno di quell’anno, tra l’altro, scrisse: “Finezza di tocco, sicurezza di disegno, prospettiva aerea perfetta”.
Sempre in quell’anno, si sposò e visiterà le città d’arte della nostra penisola soffermandosi a studiare gli antichi maestri ma, soprattutto guarderà ai suoi colleghi che della pittura avevano fatto una ragione di vivere.
Nel 1924 fu accettato alla XIV Biennale di Venezia e Ugo Nebbia nella sua recensione su Emporium circa i pittori italiani, nella sua introduzione scrisse: “[…] D’altra indole, nitidissima e piena d’ariosa modellazione di distanze prospettiche di colli e di filari di viti, è “L’estate sul Monferrato” di Guglielmo Bezzo […]” mentre alla Promotrice di Torino fu presente con Fiori e Paesaggio del Monferrato (Valle del pozzo a Tonco) quest’ultimo fu insignito del Premio Raymond.
Nel 1925 fu ancora la Promotrice di Torino con Meriggio invernale, Verso la primavera e Fiori che, suscitarono l’interesse di Emilio Zanzi il quale, sulla rivista Emporium, in “Cronache Torinesi” soffermandosi sul nostro artista scrisse: “Più a lungo vorremmo soffermarci a indagare per scoprirlo, il segreto pittorico di Guglielmo Bezzo, artista contadino, che ha un suo stile e una sua maniera nel dipingere, accurato come un alluminatore e sicuro come un topografo. Il digradare dei bei colli vitiferi, i campi segnati dall’aratro, i prati ingialliti dal primo freddo e dall’ultimo sole sono descritti e definiti dal Bezzo con un’inimitabile ingenuità e con perizia istintiva”.
Sicuramente il suo modo di dipingere con pennellate lunghe e sottili, poste sulla tela con grande perizia e richiedenti tanto tempo nel disporle, pur non rispondendo ai canoni della pittura divisa e puntinista, catturava la luce: quella vibrazione luminosa che nella pittura a impasto è più difficile da ottenere.
Nel 1925 si tenne la Prima Esposizione Internazionale Fiumana di Belle Arti, tra i piemontesi invitati figuravano: Cesare Maggi, Alessandro Lupo, Giovanni Giani, Guido di Montezemolo, Ernesto Barbero, Filippo Omegna e il nostro Guglielmo Bezzo.
Il 1926 fu un anno di grandi soddisfazioni il dipinto Colline del Monferratofu accettato alla Biennale di Venezia e acquistato da S. M. il Re e Ugo Nebbia su Emporium dopo aver parlato di Giuseppe Manzone che esponeva: “Un pingue “Paesaggio dell’astigiano” con quella tecnica un po’ duretta ma efficace […] E’ un po’ il fare che, con risultato non diverso mi sembra adoperi pure Guglielmo Bezzo per descrivere invece con non minor diligenza topografica, le luminose distanze e i caratteri delle Colline del Monferrato”.
All’LXXXVI mostra della Promotrice di Torino furono esposte le opere: Fiori, Paesaggio del Monferrato e Villadeati Monferrato, quest’ultima ottenne il Premio Arbarello.
Emilio Zanzi, su Emporium di giugno scrisse: “Contadino solitario come il Rovero e il Manzone è Guglielmo Bezzo autore del paesaggio Villadeati Monferrato, Bezzo oggi vittorioso a Venezia, l’ho scoperto a una piccola mostra di Casale. Un’atmosfera afosa, di meriggio estivo: una fredda aria d’inverno subalpino sano, sono fermate sulla dozzina di opere, tutte rurali, lentamente elaborate da questo semplice uomo, diventato pittore sulla trentina, dopo aver visto un ignoto artista lavorare dal vero presso la sua vigna, sotto il suo cielo. Questo quadro che purtroppo si perde nella debolezza dei primi piani nella diffusa luce meridiana che affievolisce i colori, ma rivela i particolari delle piante dei filari e delle zolle, definisce il volto geologico, il colore locale e il genio del luogo monferrino. La tela può non entusiasmare per l’insistenza minuta ed elementare di una tecnica tra puntinista e divisionista e appare un po’ mappale e prosaica. Ma l’affettuosa fedeltà alle vigne, agli orti di un’artista che non rinnega la sua origine e dipinge –in dialetto- e sa restare timido e muto davanti alle cose e agli uomini, trionfa in questo quadro non immune da deficienze tecniche: che non si trovano nel quadro”.
L’amore per la sua terra, (a vocazione contadina) Bezzo la espresse nei titoli dei suoi elaborati; è sufficiente sfogliare i cataloghi della Promotrice torinese (dove, fu sempre presente dal 1922 al 1940 ed alle seguenti del periodo post bellico) e leggere i titoli dei suoi lavori, l’amato Monferrato fu sempre presente a volte anche quando non si trattava di paesaggi, ma di nature morte o fiori, la precisazione per lui era sempre d’obbligo: ricordo una natura morta titolata Ciliegie monferrine.
Dal dipanarsi delle stagioni, ha tratto da ognuna sentite pennellate per la sua tavolozza.
Nel 1931 fu ancora la Promotrice di Torino con le opere: Marzo piovoso e l’ennesimo Paesaggio del Monferrato che, ancora una volta fu acquistato da S. M. il Re.
La sua attività lavorativa non ebbe soste e la partecipazione alle rassegne della Promotrice di Torino, al Circolo degli Artisti o in altre manifestazioni lo videro spesso tra i premiati (Medaglie d’oro, targhe d’argento, premi acquisto ).
Nel 1950 partecipò alla Mostra Provinciale di Casale Monferrato e l’opera Primavera fu acquistata per la Pinacoteca del Comune.
Nel 1957 le sue opere figurarono alla Mostra d’Arte Pura di Napoli e Estate nel Monferrato fu premiata con medaglia d’oro.
Nel 1962 la città di Asti organizzò VIII edizione del Premio Alfieri di Arte Contemporanea, Febbraio nel Monferrato ottenne il Premio Acquisto, il dipinto oggi fa parte della Collezione Fondazione Ferrero di Alba.
Nel 1968 la direzione del Circolo degli Artisti di Torino volle premiare il suo anziano socio con una mostra personale Palazzo Graneri con oltre cinquanta opere, Angelo Dragone scrisse: “I primi saggi del Bezzo autodidatta, si ritrovano ancora oggi nelle georgiche sue vedute monferrine esposte in Palazzo Graneri. Sono immagini che si sono fatte forse più descrittive e meno ingenuamente istintive, ma che in “Vallata” offrono un esempio di pittura saporosa, con ben modulate tonalità e saldamente costruite attraverso un autentico carattere della sua pennellata”.
Mentre Marziano Bernardisu in La Stampa scrisse: “Da più di mezzo secolo il Bezzo dipinge paesaggi monferrini, dividendo con Giuseppe Manzone questo primato di fedeltà alla propria terra amata, un amore che si palesa con la medesima pacata osservazione della realtà naturalistica regionale, ma con linguaggi diversi: più sintetico quello del Manzone, più analitico quello del Bezzo”.
Nel 1972 la città di Asti per onorare il suo artista che festeggiava l’ottantesimo compleanno, gli allestì nel mese di giugno, una grande Mostra Antologica, José Salvadore nella sua recensione scrisse: “La grande Personale di Guglielmo Bezzo allestita nel Battistero di San Pietro auspice il comune di Asti e con la collaborazione di molti collezionisti che hanno prestato le opere di loro proprietà, intende sancire con un riconoscimento ufficiale l’importanza di un pittore, oggi ottantenne, così modesto e schivo di pubblicità, da aver sempre taciuto i successi riportati a partire dal lontano 1921, rimanendo pressoché ignorato da troppi concittadini”; Valerio Miroglio su La Nuova Provincia: “I suoi quadri sono costruiti con il rigore formale di uno scienziato che analizza il paesaggio in ogni sua singola componente per cavarne fuori non già una copia perfetta, ma una sua anatomia, e tutto questo avviene fuori dalla volontà cosciente dell’autore, che svolge piuttosto la funzione di catalizzatore delle proprie emozioni”.
Un amore per lui fu anche la Riviera Ligure, specie quella di Levante, e a Santa Margherita dipinse dei veri capolavori.
Nel 1977, anno della sua morte, Galleria Braidense di Milano volle ricordarlo con una grande Postuma, Franco Passoni presentandola, nell’intento di spiegare il suo “Paesismo aereo” lo accostò alle esperienze futuriste e aeropittoriche di due grandi come Gerardo Dottori e Fedele Azari.
Le opere di Guglielmo Bezzo sono conservate presso musei, pinacoteche, fondazioni, collezioni private; molte all’estero, in particolare in California.