Genova 1925  – Recco (GE) 2017

Giovanni Battista Benvenuto pittore ligure

Giovanni Battista Benvenuto, nato nel 1925 a Genova, ma originario di Teriasca, che, con le sue caratteristiche opere di matrice “chiarista” e delicato timbro poetico ci consegna inimitabili scorci della sua “amata” Recco dove ha vissuto dagli inizi anni Sessanta.
E’ stato anche valente plasmatore di finissime terrecotte.
Ho avuto il piacere di esaminare i dipinti di Benvenuto, del quale ero amico,  in varie occasioni di mostre di gruppo dove, insieme ad altri, facevo spesso parte della giuria.
Ho la presunzione di aver subito visto e capito cosa intendeva per pittura, e gli ultimi suoi quadri sono la conferma di quanto pensavo.
Il suo chiarismo, che è un lirismo, questi suoi olii che sono quasi pastellati, questo suo non distaccarsi da quei pochi colori che adopera con tanta poesia danno al fruitore, come si usa dire adesso, le emotività che soltanto una opera poetica riesce a comunicare.
Lo spazio ha da sempre rappresentato nell’ “arte visiva elemento costitutivo: “Biogenetico” mi si perdoni l’asserto, in quanto entità costante della sua evoluzione.
Su di esso ed in nome di esso si sono fondate od hanno trovato giustificazione le esperienze più estreme.
Proprio lo spazio è elemento morfologico grammaticale su quale fonda la propria espressività Benvenuto.
Uno spazio che si definisce in termini prospettici ma secondo regole anticlassiche, antirinascimentali pur configurandosi tridimensionalmente.
Uno spazio privo di limiti, di confini precisamente definiti, rigidi, costrittivi, uno spazio che cessa di avere una dimensione fisica, per protendersi verso orizzonti incogniti in un gioco di amplificazione contrazione dove l’immagine colta nella dimensione temporale non è resa immobile, immutabile, ma, avvolta in una atmosfera vibrante di luce diffusa, appare come cosa in divenire: evidente sintesi fra il visto ed il sognato, tra il constatato e l`intuito, fra l’oggetto e l’idea.
Giovanni Battista Benvenuto ha anche il merito di aver saputo sottrarsi ai facili schemi ed alle cadenze di maniera comuni purtroppo a chi, nel solco della tradizione chiarista, ne ripete superficialmente la dizione.
La tenuità dei colori usati dal pittore, impastati col bianco, non gli impediscono di ottenere a volte certe interessanti vibrazioni cromatiche o scansioni segniche che impediscono alle immagini di scadere a meri fantasmi incorporei pur mantenendo pienamente la loro carica di liricità e sintesi formale.

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