Milano 1902 –
Mietta Benassi pittrice che ha operato in Liguria
Mietta Benassi è nata a Milano ma ha radici anche monregalesi, infatti, è cugina del noto pittore Nino Fracchia (1888 -1950) al quale è sempre stata legata da sincero affetto e reciproca ammirazione.
L’artista e vissuta ed ha studiato nella capitale lombarda, trasferendosi per lunghi periodi a Ventimiglia (luogo d’origine paterno) e a Vicoforte Mondovì in quello materno.
Ecco come Mietta Benassi ricorda gli anni delle sue prime esperienze pittoriche. riportale su “Arte Italiana per il mondo”: “Iniziai alla scuola media, illustrando sui margini dei libri episodi dei testi di storia e poesia. Incompresa dall’insegnate di disegno che regolarmente classificava come insufficienti i miei lavori, questi invece vennero presi in considerazione da un supplente, che era anche pittore ed esposti ad una mostra scolastica.
Dopo la guerra l940-45 frequentai lo studio del pittore [Giuseppe] Maldarelli e contemporaneamente l’Accademia di Brera.
Ma il mio vero Maestro di arte e di vita fu il pittore Augusto Colombo, di cui frequentai la Scuola d’Arte per il mio perfezionamento.
Feci parte del gruppo “Indipendenti” fondato da Anselmo Bucci, ed in questa sede esposi il mio primo autoritratto che venne acquistato da un collezionista brasiliano di Rio do Janeiro.”
Poi Mietta Benassi si trasferì con la sua famiglia in Africa Settentrionale, dove insegnò pittura a Biserta, in Tunisia.
Partecipò a mostre a Tunisi ed Algeri, collaboro come pubblicista al “Corriere degli Italiani” di Tunisi, collaborazione che poi estese all’”Italia” di San Francisco, al “Progresso Italo-Americano” di New York, al “Corriere della Riviera” di San Remo ed alla rivista di categoria “Boutique”.
Del suo Maestro, Augusto Colombo, al quale e rimasta profondamente legata Mietta Benassi così scrive: “straordinario Maestro, non teneva estranei i suoi allievi alle permeazioni dell’avanguardia, prospettandole come un punto di passaggio alla formazione della propria personalità. Un giorno concluse pirandellianamente una lezione dicendoci che la pittura non ha una sola. verità ma tante quante sono le verità degli spiriti creativi e le loro espressione estetiche a ciascuno la sua verità”
“Nasce quindi con lei un espressionismo diverso, un espressionismo disinvolto libero dagli accenti meno squillanti, quasi ammorbidito in soluzioni cromatiche deliberatamente stemperate da una giusta dose di luce in una magica formula che ha per ingrediente indispensabile la sensibilità dell’immagine.
Proprio per questo motivo una uguale tensione comunicativa accomuna paesaggi e figure, nature morte o nudi; nei soggetti più disparati insomma l’arista ritrova le ragioni fondamentali che muovono coerentemente ed in continuità il suo discorso ritrova, cioè, quel pathos, incontra quel clima con sapienti accordi di colori giungendo infine a ricostruire un suo originale equilibrio suoi schemi tonali caratteristici […]”. (V. Gubitosi,1982)