Pinerolo (TO) 1882-1957
Alfredo Beisone pittore che ha operato in Liguria
Alfredo Beisone, la vocazione persistente fu la pittura che scelse dopo gli studi classici abbandonando poi la facoltà di Farmacia.
Ha vent’anni quando guarda da vicino Lorenzo Delleani e subisce il fascino di Andrea Tavernier che segue a Venezia, a Firenze, a Roma, in Liguria e in Francia.
Proprio al Tavernier si deve un breve approccio del pittore al divisionismo.
Strinse amicizia con il mondo artistico torinese ed in particolare con Giacomo Grosso, Cesare Maggi, Carlo Follini, Vittorio Cavalleri e frequenta abitualmente altri grandi interpreti dell’arte piemontese
come Reycend, Aimone, Bozzalla, Vellan, Valinotti, Deabate, Musso, Merlo, Olivero, Menzio e rappresenta con Enesto Bertea e Edoardo Calosso, il pittore inerolese per eccellenza.
Il suo esordio è del 1913 alla Società Promotrice di Torino con l’opera Armonie invernali, poi alle varie rassegne di Torino, Genova e Roma fino al 1951 con la Quadriennale di Torino e nel 1952 alla Mostra Nazionale di Trieste.
Nel 1915 parte volontario alpino nel Battaglione di Pinerolo in Cadore dove si distingue in varie operazioni riconosciute con medaglie al valore militare.
Partecipa all’Esposizione dell’alpino presso la Galleria Stadium di Torino nel 1922.
E’ del 1932 la prima mostra personale a Pinerolo presentando 41 opere.
Negli anni Trenta ha una carica pubblica al Comune di Pinerolo e viene insignito della Croce di Cavaliere della Corona (1931).
In queste date si snoda il suo curriculum artistico che pubblichiamo a parte, così come a parte vengono trascritte alcune testimonianze critiche, nonché di vita, come la visita al suo studio, visto da chi, contemporaneo a lui, realmente vi entrò, guardò le pitture, sentì il profumo dei colori ad olio del grande quadro su tela, scorse le fresche pennellate sulle tavolette di legno, queste ultime amiche inseparabili delle uscite “en plein air” in città, in campagna, in montagna, in riva al mare.
Chi entrava nello studio scopriva anche pochi ma interessanti ritratti, volti femminili, figure animatrici di momenti di vita raccolta ed operosa.
Anche “il sacro” vi faceva capolino, ma raramente.
Alfredo Beisone era innanzitutto “paesaggista nell’anima”, con un proprio linguaggio pittorico.
Come non vedere in Beisone un innamorato della sua terra, alla città e agli immediati dintorni, egli subito dilata il suo animo abbracciando cielo, montagne, colline e prati, in un profilo di case e campanili, con l’uomo, il contadino al pascolo, in primo piano, paesaggio in piena luce che tradurrà altre volte al declinare del sole creando suggestioni intime.