Santa Croce sull’Arno (PI) – 1824 – Montemurlo (PO) 1904

Cristiano Banti pittore che ha operato in Liguria

Cristiano Banti entrato all’Accademia di Siena, studiò con il neoclassico Francesco Nenci, dal quale derivò la capacità di comporre quadri storici.
Di questo periodo sono il declamatorio Galileo dinnanzi al Tribunale dell’Inquisizione, che fu molto apprezzato nell’ambiente accademico, e il dipinto di maniera In chiesa,che assieme all’altro dà un’esatta misura del suo primo stile, improntato a un’energica struttura della composizione e a un’accuratezza tutta accademica nel disegno.

Galileo dinnanzi al Tribunale dell’Inquisizione, 1857

Andato in seguito a Firenze, prese a frequentare il caffè Michelangelo, in quell’epoca luogo di riunione per gli artisti fiorentini e per quelli di passaggio.
Qui entrò in contatto con il gruppo dei macchiaioli.
Il Banti aderì al movimento, in cui vide una possibilità maggiore di ritrarre la natura e gli effetti di sole, per cui aveva una forte predilezione, e giunse a riacquistare il Galileo per toglierlo dalla circolazione, perché diceva che “con quel quadro aveva disonorato l’arte senza saperlo” (Cecioni).
Fornitosi di uno specchio nero, sul quale la macchia si vedeva più spiccata e decisa, andò con il Signorini, il Pointeau e il Borrani a Montelupo, adattandosi, pur di stare a contatto con la natura, a molti disagi.
Cristiano Banti sempre per studiare dal vero gli effetti di sole, verso la metà di luglio del 1860, andò con Cabianca a raggiungere Signorini a La Spezia per sperimentarvi la visione macchiaiola.

Con gli stessi, l’anno seguente andò a Parigi per conoscere la pittura di Troyon e Corot e quindi, con il Cabianca, si stabilì a Piantavigne presso Castelfranco di Sopra per continuare i suoi “studi di paese”.
Nel 1875 si recò nuovamente a Parigi e nel 1879 a Londra per conoscervi la pittura inglese.
Schivo di riconoscimenti ufficiali, fu tuttavia nominato professore all’Accademia di Firenze e apprezzando la sua profonda cultura, lo nominò membro della commissione di riordinamento degli Uffizi
La sua pittura del subì l’influenza del romano Giovanni Costa.
I soggetti sono per lo più donne campagnole, trecciaiole, ecc., colte in momenti della loro vita quotidiana ed atteggiate ad intima nobiltà (si vedano Figure di contadine all’aperto e Confidenze).
Tuttavia il Banti stesso non fu esente da pregiudizi; non riuscì ad abdicare dalla sua formazione accademica e la sua indole aristocratica gli impedì di assimilare fino in fondo il nuovo linguaggio rivoluzionario della pittura a macchia, da lui ridotta essenzialmente a effetti esteriori.

Cristiano Banti ritratto da Giovanni Boldini

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