Malè (SO) 1898 – Rovereto (TN) 1986
Ernesto Giuliano Armani pittore che ha operato in Liguria
Ernesto Giuliano Armani ebbe il nonno paterno Basilio Armani che verso la fine della prima metà dell’Ottocento era divenuto famoso per le sue varie vedute di Rovereto ma furono gli insegnamenti di disegno a mano libera ed acquerello alla Scuola Reale Elisabettiana di Rovereto, istituzione che ospitò le prime ricerche di personalità del calibro di Depero e Melotti, trovarono in Armani un terreno fertilissimo, oltretutto per quanto concerneva la tecnica dell’acquerello.
Finita la guerra, sulla via del rientro nel 1919, si ritrovò a Vienna dove d’impulso s’ iscrisse all’Accademia di Belle Arti impegno che durò poco per raggiungere Milano, iscritto ad Architettura, si laureò nel 1922 e subito si recò a Berlino dove nel 1923 riuscì ad allestire la sua prima personale al Kurfürstendamm, proprio assieme a Luciano Baldessari.
La sua bravura fu notata ed ottenne lusinghieri apprezzamenti sulla stampa, un fatto che lo aiutò ad introdursi nell’ambiente cinematografico dove si prestò come scenografo.
In seguito a Milano fu chiamato a dirigere la Galleria “Bottega di Poesia” nei cui spazi, nel 1926, ordinò una personale con catalogo e presentazione di Raffaele Calzini, allora critico di grande fama.
Fu un grande successo tanto che già nei primi mesi del 1927 iniziò un lungo carosello di mostre, viaggi, e lavoro incessante.
A Brescia, alla personale presso “Bottega d’Arte” i suoi acquerelli che ritraevano vari scorci della città andarono letteralmente a ruba sin dai primi giorni della mostra. Il successo bresciano gli procurò un altro prestigioso incarico, chiamato da D’Annunzio a Salò per ritrarre vari angoli del Vittoriale con una serie di acquerelli che poi saranno pubblicati anche nella rivista “Il Trentino”, nell’agosto 1927.
Poi venne la grande personale di Trieste, alla Galleria Michelazzi, dove Armani espose opere di grande impegno e di notevole dimensione, dipinte a Venezia, Firenze e Roma, e dove il Museo Revoltella acquistò una delle opere più belle, Le critiche.
Dal 1928 iniziò al esplorare l’Olanda ed espose nelle più importanti gallerie di Amsterdam, Rotterdam, Tilburg e L’Aja, dove espose nel 1929 una serie di vedute italiane appositamente realizzate.
Nel corso degli anni Venti l’artista, grazie ai suoi vari contatti milanesi, si dedicò molto anche alla realizzazione di grafica pubblicitaria, specie di carattere turistico per l’Enit, ed in particolare realizzò vari bozzetti in bianconero, a china, in puro stile Art Déco, che vennero pubblicati sui quotidiani nazionali.
Nel 1930 Armani rientrò a Rovereto e conobbe il critico Carlo Piovan che, entusiasta del suo lavoro, lo volle presentare e farlo conoscere a Trento, con una grande mostra al Circolo Sociale poi altre esposizioni a Milano, Genova e Biella avviando così un periodo fecondissimo e di grande entusiasmo per il suo lavoro nel corso del quale Armani realizzò moltissimi acquerelli di grandi dimensioni, che vendette immediatamente.
Nel 2003 negli spazi espositivi di palazzo Trentini si è voluto compiere un vero e proprio riconoscimento “alla memoria” di uno dei più illustri e apprezzati acquerellisti in campo locale e nazionale, offrendo una grande vetrina di opere che spaziano dalle vedute di città, alle cattedrali, ai paesaggi, al ritratto, ai cavalli sino ai progetti di architettura.
Ernesto Giuliano Armani nel 1937 è in America del Sud, a Buenos Aires, assieme all’amico Alberto Cecconi e poi in Brasile e in Uruguay, fino al 1938 data del rientro, a Genova, dove già l’attendevano varie commesse di ritratti, ancora una volta specie di bambini, un lavoro che lo occupò per gran parte
Sul finire del 1944, dopo un lungo soggiorno da sfollato a Malè, Armani non riuscendo più a rimanere in valle riuscì ad allestire una mostra a Milano, fu un grande successo per poi ritornare alla casa di Genova.
Decise poi di vivere un periodo a Bardonecchia lontanissimo dai suoi amici e dai suoi abituali clienti. “reinventandosi” architetto, specializzato in architettura di montagna fino al 1958 quando decise che la parentesi architettonica poteva dirsi conclusa rivolgendo la sua attenzione all’oreficeria artistica, tuttavia il richiamo della pittura era sempre forte, e per questo riuscì a concretizzare altri viaggi in Francia e soprattutto in Inghilterra, a Londra, che ritrasse nella suggestione delle sue nebbie e del suo smog, oggi quasi del tutto scomparso.
Nel 1970, il critico Carlo Filippo Piovan e gli editori Manfrini, gli dedicarono una monografia che fu il primo sprone a riprendere tavolozze e pennelli, e va detto che i lavori di questi ultimi anni roveretani non furono certo le solite opere senili di un pittore stanco, ma anzi si dimostrarono cariche di una grande vitalità e di uno struggente entusiasmo.
Si può certamente affermare che a Rovereto Armani rivisse una vera e propria seconda giovinezza, fitta di impegni e soddisfazioni.