La Spezia 1919 – 2011

Manlio Argenti pittore e scultore ligure

Manlio Argenti è stato pittore, scultore e musicista, ma è nell’ambito delle arti visive che ha lasciato un bel ricordo del suo eccentrico desiderio di mettersi continuamente alla prova.
Noto anche come eccellente violinista, sassofonista e simpatico intrattenitore ha manifestato passione e talento.
Ha frequentato un corso alla Scuola di Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, sotto la direzione artistica di Antonio Berti, ha esordito come pittore figurativo e post-cubista.
La sua produzione comprende disegni, dipinti e sculture giovandosi dello stimolante clima artistico spezzino degli anni trenta e quaranta.
Mostre e premi hanno scandito la vita di Argenti, ma è la sua personalità curiosa e onnivora a caratterizzare l’indole creativa, alimentata dall’attento studio delle opere del passato e del presente.
Nella sua biografia ha particolare rilievo la mostra del giugno 1967 alla galleria Torretto comprendente opere inedite, costituite da movimentati e curiosi congegni tecnici che emettevano diverse sonorità.
Argenti ha caratterizzato la sua identità artistica prediligendo un percorso non rettilineo, per cui la sua indole estrosa lo ha condotto ad abbracciare con notevole disinvoltura la pittura figurativa, il vivace capitolo del linguaggio informale, la contaminazione dell’avanguardia surrealista ed anche esperienze dadaiste e concettuali a testimonianza della prorompente sensibilità ideativa davvero atipica.
L’irrequietezza di Argenti è stata la linfa che gli ha permesso di fissare il suo linguaggio con una scelta di campo di vastissime proporzioni, che ha dato visibilità a quella condizione di “babele linguistica”, propria “della forte carica di rinnovamento e di rianimazione estetica dell’arte degni anni ‘80” (F. Menna).
In più occasioni ho sostenuto che l’eclettismo si associava alla sua inconfondibile identità; eclettismo tutt’altro che sinonimo di mera imitazione, bensì momento formativo con dimensioni di avvertibile originalità. Amava, infatti, percorrere strade inconsuete e, inevitabilmente, colpiva nel segno sorprendendo i numerosi visitatori che non mancavano alle sue mostre.
Furono in gran parte diretti ai Totem di Argenti gli sguardi di quanti accorsero in Sala Dante nel 1989 per condividere l’interessante evento espositivo
Tracce mediterranee, che riuniva opere di Arturo Carmassi, Paolo De Nevi, Emiliano Santoni e Mario Schifano.
Manlio Argenti con invidiabile manualità, con la mente rivolta a tempi preistorici, ricostruì con legname di recupero uno spaccato di umanità primitiva confermando l’indiscutibile impulso a provare nuove esperienze.
Fu motivato in tal senso dal più giovane collega De Nevi e così concepì “una sorta di preistoria con una quarantina di personaggi” che raccolsero unanime apprezzamento.
Ferruccio Battolini, al pari di altri critici d’arte, ebbe buona considerazione di Argenti, definendolo nel 1985 “artista artigiano nel senso più genuinamente rinascimentale del termine”.
Nel suo persuasivo contributo rilevava che “questa componente di duro accanito lavoro ha più funzioni: liberare le sensazioni meno legate alla quotidianità, sconquassare le barriere fra reale e no, sconfinare nei miti, aggredire valori e disvalori, la bellezza e la brutalità, la dolcezza e la lussuria, con un colore che regola e chiarisce il discorso.
C’è poi un ondeggiamento continuo, tutto positivo anche nelle conseguenze formali, fra attento “criterio “e intransigenza liberatoria”.
Assaporava davvero la libertà ed il gusto di sperimentare nella sua casa di Migliarina, strapiena in ogni spazio di tele, sculture e disegni, dove concretizzava la sua inesausta creatività.
Così Giovanna Riu  “ […] i dipinti di Argenti sono più vicini ad un episodio di esplosione che di composizione, come se si sentisse il bisogno di demolire, di ripartire da zero, di liberare il visibile dalla sua incrostazione figurativa e di rituffarlo in una sostanza indistinta, magmatica, piena di fibrillazioni”.
Ho avuto il piacere di occuparmi più volte della ricerca di Argenti, il quale, ho sottolineato in un mio testo del 1991, “ [… ] non ha mai smesso di considerarsi un animatore estetico e tutto il febbrile procedere della sua vita artistica è pervaso di tale inestinguibile tensione. Anche i rapidissimi tempi esecutivi di molte opere gestuali se da un lato segnalano filosoficamente la condizione relativa del tempo, dall’altro lasciano aperta la visione volontariamente segmentata del proprio fare arte, per cui al prevedibile si sostituisce il piacere della sorpresa”.
La prima sorpresa si avvertiva, come ha ben rimarcato Marzia Ratti, “ […] l’arte ha compiuto un’invasione pacifica, allegramente infestante, proprio come fanno le piante quando si lasciano crescere spontaneamente e non si potano. È difficile infatti potare il rigoglio della vita, la bellezza dei colori, dello spirito che si incarna nella materia. Argenti ha scelto di non porre freno al bisogno di fare, di vivere intensamente ogni attimo, saggiamente carpito, del suo tempo”.
Particolare la personale interpretazione futurista del golfo della Spezia, oggetto di un centinaio di tele donate al Comune, una tavola e una qualsiasi porzione di legno su cui scolpire il volto della Madonna e una commovente Crocifissione.
Mostre personali e rassegne collettive sono censite nella sua biografia: dalle primissime del 1936, 1937 e 1938, nelle quali il suo nome era compreso tra i premiati, alla significativa antologica del 2005 alla Palazzina delle Arti, promossa dal Comune della Spezia.
Sede di prestigio per omaggiare, dichiarò l’allora sindaco Giorgio Pagano, “uno dei maestri viventi del Novecento spezzino, della cui inesauribile vena creativa la città era già conscia”.
Opere del pittore, sono presenti oltre che in raccolte private nella Collezione Battolini, nella Collezione della Camera di Commercio della Spezia e nella Collezione della Prefettura della Spezia.
Nel 2008 è stata allestita un’antologica nel Foyer del “Centro Allende”, dove sono stati esposti centotrenta lavori informali di piccolo formato, quale inconfutabile prova dell’abilità esecutiva dell’artista e della sua capacità di improvvisare, nell’esibire un virtuosismo espressivo caratterizzato da incandescenti eruzioni di colore, sempre di buon gusto.

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