Savona 1930 – 2009
Attilio Antibo scultore ligure
Attilio Antibo è stata una figura di eccellenza della scultura e dell’arte contemporanea nazionale, è protagonista di un percorso espressivo più che quarantennale.
Dopo l’esordio nel clima di superamento dell’informale, Antibo, con particolare predilezione alla pratica ceramica, matura un’idea di scultura in cui ridefinizione della primitività del materiale, ruolo specifico delle terre e conoscenza delle tecniche realizzative costituiscono gli assunti su cui fondare il proprio percorso espressivo.
Negli anni Sessanta realizza alcune sculture in ferro e materiali eterogenei di ispirazione New Dada.
Nel 1973 frequenta un corso di ceramica presso la scuola “La pace”, allievo di Mario Anselmo, ad Albisola e si accosta alla materia creta realizzando opere in cui la terracotta, che viene utilizzata insieme ad altri elementi, è caratterizzata da uno scarso uso del colore e da un decoro quasi esclusivamente costituito da ingobbi di terra naturale e terre colorate.
Nel 1974 esordisce come ceramista con una personale al Centro Arte e Cultura Il Brandale di Savona, personale che ripete nel 1976 a Roma e a Tokio, anno in cui partecipa a numerose altre mostre in Italia e all’estero.
Nel 1977 espone i suoi lavori a New York conquistando la scena internazionale e tiene personali a Gubbio, Firenze e Calice Ligure
Intorno alla metà degli anni Settanta inizia un’intensa, anche se saltuaria, collaborazione con la manifattura ceramica albisolese “Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903” che si protrae fino agli anni Novanta.
Svolge attività didattica come docente all’Istituto Tecnico Industriale di Savona.
Nel 1978 è a Milano, alla Galleria Artecentro, con una mostra personale.
Negli anni Ottanta l’artista acquisisce un nuovo rapporto con la materia adottando forme morbide foggiate a mano, a lucignolo o al tornio e colorate ad ingobbio con risultati di semplificazione formale e di gusto post-moderno.
Nel 1980 presenta la sua produzione alla galleria Balestrini di Albissola Marina.
Nel 1984 è alla Triennale d’Arte di Milano e nel 1992 è di nuovo a Tokio con una personale
Nel 1994 tiene una personale al Circolo Culturale la Stella di Albisola Capo.
Nel 2000 una sua opera entra a far parte della collezione conservata nel Giardino del Museo Mazzotti e tiene una personale a Nizza.
Nel 2005 è alla Fortezza Castelfranco di Finale Ligure con una personale che replica nel 2006 a Milano alla Galleria Cavenaghi.
Hanno fatto seguito mostre personali e collettive in varie città italiane e all’estero: Tokyo 1976; New York 1977, Friburgo, 1980; XVI Biennale di San Paolo del Brasile, 1981; New York 1992; Kyushu, Shigaraki, Tokyo, 1992; XXXVII Mostra d’Arte Ceramica, Castellamonte 1997; Aosta 2000; Albisola Superiore, 2000; Albisola, Nizza 2001; Noli e Albissola Marina, 2005; Roma 2007; Cerro, 2007; Avigliana, 2008; Albissola Marina, 2008; Urbania, 2009; Savona, 2010; Castellamonte, 2010.
Nel 1983- 84 Gian Carlo Bojani, ha presentato il suo lavoro a Villa Gavotti in Albisola e al Palazzo dei Diamanti in Ferrara.
I vari cicli espressivi dell’autore che vanno dai primi anni Settanta sino alla scomparsa, sottolineando quanto forte fosse per Antibo l’interesse alla ridefinizione della primitività del materiale, al ruolo specifico delle terre e alla padronanza delle tecniche realizzative.
La creta in particolare, eletta a materiale privilegiato, ha consentito allo scultore savonese di muoversi con disinvoltura tra forma arcaica e utensileria quotidiana.
A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, Antibo ha introdotto all’interno della sua ricerca forme morbide, colorate e accattivanti che hanno condotto a una dimensione più ludica ed ironica. Le opere in terracotta mantengono in questo periodo la loro esistenza plastica e sonora, ma sono caratterizzate da uno spirito giocoso e da uno spaesamento poetico che ne allenta lo spessore antropologico.
Negli ultimi anni, Antibo ha tralasciato la pratica ceramica per riappropriarsi dell’antico mestiere.
Oggetti trovati, riciclati, desueti, sono tornati a stimolare la fertilità creativa dell’artista che sembra voler chiudere il cerchio riavvicinandosi alle creazioni dei primi anni.
Egli ha proseguito la sua ricerca tesa al rapporto semplice con l’oggetto, non più attraverso le ragioni primitive del suo uso, ma sulla scia di un orientamento concettuale poverista.
Procurandosi personalmente gli elementi costituenti, quasi sempre materiali eterogenei di recupero, Antibo si è dedicato alla creazione di opere su tavola in cui convivono pittura e scultura, rigore e ironia, realtà e fantasia, narrazione e sogno, satira e paradosso, motivi sacri e simbologia pagana, ritualità popolare e dimensione psicologica.
Antibo non vuole incrementare debiti con le avanguardie storiche ma creare un percorso di risalita nella funzione mnemonica, recuperare contatti fisici perduti in un originale sincretismo tra ispirazione classica e forma popolare, fascinazione dell’usato e memoria dell’umano.