Nizza (F) 1896 – 1981
Therese Ambourg pittrice che ha operato in Liguria
Therese Ambourg nata a Nizza da una famiglia noti banchieri , fu allieva di Jules van Biesbreock e Felica Carena.
Nei primi decenni del XX secolo fu molto attiva nell’estremo ponente ligure dove per un certo periodo abitò ad Ospedaletti.
Dopo l’apprendistato con i suoi maestri iniziò ad esporre le sue opere. Parigi fu la sede che gli consentì di iniziare a farsi conoscere nel mondo dell’Arte.
Mondo però nel quale non riuscì ad occupare il posto al quale forse avrebbe desiderato ambire.
Nel 1935 è presente con un ritratto di bambina al Salon degli Artisti Francesi.
Nel 1936 e nel 1938 opere espose altre opere al Salon d’Automne e nel 1939 al Salon del Independents .
Dopo gli anni ’40 si perdono le tracce di questa delicata e promettente artista.
Nel 1937 Rinaldo Boscetto la recensì nel suo volumetto “Artisti nella città del sole” in occasione di una Mostra da lei allestita presso le sale del Palazzo Riviera di Sanremo.
Therese Ambourg ritrattista sensibile alla introspezione psicologica dei soggetti e ad un colorismo dai toni ben calibrati riuscì a modulare con sapienza le qualità formali dei suoi maestri. In proposito – specie nella figura – il tocco di colore arricciato a brevi tratti accostati e giustapposti , dona alle sue opere una intensa liricità che, gestita in funzione dinamica delle volumetrie , offre al fruitore una percezione dell’opera in proiezione dinamica, ove le torsioni dei corpi si armonizzano perfettamente grazie ad una sapiente concezione chiaroscurale.
Luce e colore si rivelano così fusi nell’ordito ed una velata malinconia trapela quasi sempre negli sguardi delle figure scelte dall’artista.
Sembrerebbe quasi che il suo sguardo le penetri nello loro spazio più intimo, per trovare una sorta di accordo segreto con il suo stato d’animo. E ciò avviene spesso nei volti ingenui e puri di bambini, di “pupe deliziose, di signorine alle quali si schiude la vita” (Boscetto).
Altrove l’artista coglie la forte personalità di personaggi maschili come quello dell’ingegner Stacchini , ove il bianco candente del suo vestito ben si accorda con la sua folta barba ed ove il suo carattere severamente austero sembra stemperarsi in una posa tutt’altro che troneggiante; semmai volta manifestare sul suo volto i tratti di una sorta di saggia figura paterna.
Ma è il suo potente autoritratto con berretto alla Gavroche a rivelare oltre alle sue peculiari doti di pittrice, soprattutto il suo carattere.
Un sorriso appena accennato tenta di nascondere lo stato d’animo malinconico di un volto che sa di sereno, ma che lascia intuire il presagio di una tempesta interiore che sta per avvenire o che forse da tempo sta maturando.