Bogliasco (GE) 1922 – Milano 1944
Alfredo Agostoni Ciri pittore che ha operato in Liguria
Alfredo Agostoni, detto Ciri, figlio di Giansilvio, che, pittore anch’egli, probabilmente lo incamminò sulla strada dell’arte di matrice postimpressionista ligure.
Iscritto alla facoltà di legge, ma appassionato anche di filosofia, di cui seguiva i corsi, fu giovane di vasti interessi.
Cominciò a dipingere dapprima come dilettante, ma via via si immedesimò sempre più nei problemi dell’arte, tanto da diventare uno dei più fervidi animatori dell’ambiente artistico giovanile milanese.
Era molto conosciuto e già apprezzato, quando, dopo un breve periodo dedicato intensamente all’esperienza pittorica (1940-1944), la sua vita e la sua produzione furono tragicamente troncate dagli eventi bellici.
Aderente al fronte della Resistenza, ferito in una azione, morì a Milano il 28 settembre 1944.
Nella sua pittura confluiscono, soprattutto agli inizi, motivi che egli trasse dal contatto con opere di alcune tra le maggiori personalità artistiche europee: così lasciano chiaramente travedere alcuni paesaggi ispirati a quelli celebri del De Chirico metafisico, ed altre opere, in specie nature morte o figure, che sono sotto l’influsso di Picasso.
Alla base della sua pittura è però sempre un gusto lombardo, che affiora nel colore vivace, nei grigi sommessi, nella pennellata forte, densa, che tende ad impostare plasticamente le composizioni.
Negli ultimi tempi, poi, si avvertiva già un superamento di tali motivi, in una sintesi felice che avrebbe potuto essere preludio a uno sviluppo futuro, personalissimo.
Si dedicò soprattutto alla figura ed alla natura morta, di cui lasciò, nell’ultimo anno di vita, numerosi esempi (La pera gialla, La lanterna, Il drappo rosso, Teschio, Lo studio giallo, tutti del 1944).
Anche l’opera grafica, cui si dedicò con particolare impegno, ha un posto importante nella sua produzione.
Nel 1947 venne ordinata una retrospettiva a Milano presentata da Raffaele De Grada e nel catalogo ci furono contributi di Carlo Carrà, Ennio Morlotti, Ernesto Treccani, Bruno Cassinari.
Nel 1948 gli fu dedicata una retrospettiva alla XXIV Biennale di Venezia e così Raffaele De Grada così ci parla della sua arte: “[…] Quella di Ciri è una pittura di cultura nel senso che il problema affrontato da questo giovane artista era quello di trasporre nella logica delle forme un grande sentimento espressivo”.