La Spezia 1925 – 2012
Ferdinando Acerbi pittore ligure
Ferdinando Acerbi, figura nota nella città non soltanto per aver esercitato per lunghi decenni la professione medica, ma anche per l’apprezzabile impegno dedicato alla ricerca artistica.
Acerbi faceva parte di quella generazione di intellettuali sprugolini che l’avvocato Ettore Alighieri ha amabilmente celebrato nel suo “Città come me”, comprendente, tra gli altri, personaggi di spicco come Renato Cogliolo, Giancarlo Fusco, Giancarlo Marmori, Gino Patroni, lo scultore Giancarlo Calcagno e, inoltre, Attilio Del Santo e Spartaco Gamberini.
Socio fondatore del Centro Studi Sociali; nonché per molti anni attivissimo componente della Commissione Arti Visive, unendo il suo nome a significativi eventi artistici.
Negli anni Sessanta girò l’ Italia portando a casa le medaglie d’ oro dei premi più autorevoli (Premio Terni 1962) e partecipando a diverse rassegne: da Palermo (premio Sicilia, nel ’62) a Savona (1964)
Alle sceltissime mostre personali di notevole qualità, tra cui quella del marzo 2002 nel foyer della Camera di Commercio, si affianca, tra l’altro, la partecipazione ad invito, con altri cinque colleghi spezzini (Ercole Salvatore Aprigliano, Gino Bellani, Amilcare Bia, Navarrino Navarrini e Maria Questa) alla XIII Mostra Nazionale di Pittura Golfo della Spezia del 1965 con un olio oggi compreso tra le opere della Collezione d’arte della Prefettura della Spezia; la tela Luci di Panigaglia, selezionata dallo storico dell’arte Enzo Carli, nel calendario del 1973 della Cassa di Risparmio della Spezia.
Assidua è stata la collaborazione con Carlo Giovannoni, Angelo Prini, Gino Bellani e Fabrizio Mismas alla realizzazione nel 1985 di una cartella di grafica celebrativa di Aldo Moro nell’anniversario dei tragici avvenimenti di via Fani.
Altrettanto espressivo è il dipinto Terra piena d’ombra, dedicato ad un sonetto del poeta spagnolo Garcia Lorca, ora nella collezione dell’Ente camerale spezzino.
Tra le peculiarità della pittura di Acerbi emergono la raffinatezza del colore, la leggerezza del segno e l’ordinata architettura compositiva, che concorrono a definire la sua personale ricerca geometrica, sviluppata in eccellenti dipinti dalla sapiente e irrinunciabile misura.
Ammirandoli è inevitabile richiamare le più belle pagine dell’astrattismo italiano degli anni Trenta e le superbe esperienze di riconosciuti maestri, quali Magnelli, Licini, Radice, Reggiani, Soldati, Veronesi.
Ferdinando Acerbi ha utilizzato la propria sensibilità creativa per arricchire di bellezza forme sovrapposte e intrecciate, che smentiscono l’attributo di aridità così spesso affiancato alla geometria.
Anzi, nel gioco delle trasparenze, è rinvenibile il ritmo della poesia, quasi per convenire con la nota affermazione di Osvaldo Licini che la “geometria può diventare sentimento, un vero gioco dello spirito”.
Nel 2002 per iniziativa della Camera di Commercio della Spezia, è stata ordinata una retrospettiva nella quale sono state presentate più di cinquanta opere.