GIUSEPPE PESA A CAMOGLI
MEMORIA DI UNA BELLEZZA INFINITA
A CURA DI FRANCO DIOLI
Giuseppe Pesa nasce a Polistena (Reggio Calabria) nel 1928, giovanissimo si appassiona allo studio del disegno e della pittura seguendo a Napoli ed a Roma i primi corsi artistici, il suo esordi pittorico risale a una mostra nel 1946 a Reggio Calabria.
Da allora partecipa attivamente alla vita artistica nazionale ed internazionale.
Negli anni Cinquanta ottiene i suoi primi successi internazionali con personali a Stoccolma ed Oslo nel 1952; ancora a Stoccolma nel 1954 e a Helsinki 1954.
Nel 1957 espone a Milano e Torino, l’anno seguente 1958 tiene una personale a Genova presso la galleria Ranzini ed una a Gallarate (Varese), nel 1959 a Londra, ottiene notevole successo anche negli Stati Uniti.
Sul finire degli anni Cinquanta inizia a frequentare Camogli ed è subito “amore a prima vista”.
Il paesaggio camogliese osservato dall’artista non è solo il blu cangiante in verde smeraldo del mare, rilucente sotto il sole, ma sono soprattutto le multicolori costruzioni ammassate che con il loro geometrico skyline sono a rappresentare la storia dello sforzo ragionato dagli uomini che hanno tentato di utilizzare le risorse della natura, le terrazze edificate, paesaggi caratteristici del Mediterraneo, che illustrano perfettamente la volontà degli uomini di creare con gli elementi della natura un progetto di vita.
Le composizioni di Pesa si fanno avanti in un lampeggio di toni solari, in un evento di energie, come un lampo nella sua istantanea verità e rappresenta la massima complessità di ritmi cromatici espressa con la massima semplicità, con una materialità ora lineare ora guizzante, in un continuo magistrale altalenare di luminescenze chiaroscurali.
C’è qualcosa, infatti, in quei luoghi, che muove gli animi: li stupisce, li ammalia, li agita fino a fargli provare un lieve inafferrabile turbamento perché li sorprende e li avvolge in “quelle” luminescenze, che filtrate dalla peculiarità del paesaggio di Camogli, riescono a travolgere i sensi estasiandoli.
Dalle opere di questo artista promanano un’energia ed una vitalità che sono specchio del suo approccio critico ed appassionato al mondo che lo circonda e dal quale egli stesso viene inconsciamente permeato, avviene una fusione emotiva e sensoriale completa tra autore, paesaggio e opera d’arte che rende, quelle tele particolarmente intense e coinvolgenti, per quell’atmosfera ricca, piena di luce, dai colori sempre vivi di emozioni e passioni, carichi di emotività avvolgente.
Dialogano con Pesa il piccolo porticciolo di Camogli, le barche da pesca e i più grandi pescherecci che riflettono i loro colori su acque cristalline, le antiche case “ammucchiate”, la chiesa sospesa sul mare e protesa verso l’orizzonte, cieli azzurrissimi, sono in realtà architetture del pensiero, realtà plastiche, utili per definire uno spazio mentale, come puri elementi compositivi.
Coaguli pulviscolari di luce-colore compongono serrati piani smaltati nei quali si determina la forma, tutta giocata in superficie per poter favorire anche la semplificazione dell’emozione percettiva: le opera di Pesa non hanno bisogno di letture lunghe e particolareggiate, si danno immediatamente per quello che sono, concentrando la loro ricchezza comunicativa, il loro “effetto” in pochi attimi.
La mostra e il catalogo, curati da Franco Dioli, con un ricordo del pittore di Silvio Ferrari, vedrà esposte circa trenta opere sufficienti per apprezzare la valenza artistica di Giuseppe Pesa affiancate ad alcune di Romolo Pergola e Antonio Giuseppe Santagata.