La Firma che l’artista appone alle opere da lui stesso eseguite nel campo delle arti figurative ha  origini assai lontane nel tempo: e nel corso del VII secolo a. C.  infatti,  che le firme (del pittore e spesso del vasaio) compaiono nella ceramica greca.
Dal XII secolo in poi, e fino al Settecento le firme continuano a comparire anche in dipinti e sculture, pur se nelle opere a noi giunte  in modo irregolare, saltuario. discontinuo: capita così che di un artista siano rimaste molte opere firmate e di altri nessuna.
Nel corso dell’Ottocento in particolare nell’area italiana la firma diviene invece una costante e quasi un’eccezione la sua assenza.
Il suggello  incontrovertibile della firma accompagna da allora le opere in circolazione a dichiarazione di autenticità del prodotto e orgogliosamente di identità dell’autore.
Ciò non ha impedito ovviamente al falsario di opere d’arte di falsificare anche la firma o all’antiquario disonesto di “aiutare” la vendita di un dipinto  facendo apporre da altra mano una firma risultante cosi apocrifa.
Le firme aggiunte sono una questione chiave nel mercato, e generalmente tendono a ricadere in uno dei due campi.
O è stato creato un dipinto ex novo per imitare il lavoro di un artista, insieme a una firma imitata, o si tratta di aggiungere una firma a un dipinto in un secondo momento, imitando la firma di un famoso artista, per attribuirgliela al fine di ingannare e aumentare il valore, a volte in modo significativo. 
In genere è abbastanza facile individuarli entrambi; il primo indizio è di tipo “deduttivo” nella realizzazione di una firma falsa c’è una concentrazione nell’esecuzione, e un modo più lento e più deliberato ed evidente che non ti aspetteresti da qualcuno che firma il proprio nome; le firme false sono spesso prive di fluidità. Dopo aver visto numerose opere firmate da un artista, si sviluppa anche una familiarità con il modo in cui firmano e scrivono.
Ovviamente si può anche mettere il dipinto sotto una luce UV.
Se la firma è stata aggiunta in un secondo momento, la differenza di pigmento verrà evidenziata dal flaring (sotto)
La sola firma in realtà non rende né bello né importante un quadro brutto o di esecuzione maldestra, ma sicuramente lo arricchisce,  lo “completa”, lo rende “vero”.
Autentica o falsa che sia, insomma la firma procura all’ opera un segno distintivo unico, determinandone conseguentemente un apprezzamento di valore commerciale.
Nasce da queste brevi osservazioni l’esigenza di approntare, per Rubaldo Merello, un “corpus” di firme autentiche e tipologicamente  distinte che serva di comparazione a studiosi e operatori di mercato,  collezionisti. grafologi o semplici curiosi.