Alfredo De Andrade, Carcare, 1863

Nella seconda metà dell’Ottocento la cultura artistica italiana partecipa al generale rinnovamento che avviene in Europa: alla pittura di soggetto storico, o di genere, si sostituisce la rappresentazione del vero e, in modo particolare, del paesaggio.
I pittori interpretano la natura, cercando di cogliere nell’opera l’emozione che il “motivo” paesistico provoca, oppure rappresentano scene di vita colte nell’ambiente.
Il rinnovamento della visione artistica ha le sue origini in Francia, ma anche l’Italia, attraverso l’esperienza dei cosidetti “macchiaioli”, della pittura napoletana, dei paesisti piemontesi e veneti, degli stessi pittori della “Scuola grigia”, ne è partecipe.
Così fu detto il linguaggio dei loro seguaci o continuatori, riferendosi alla predilezione per le mezze tinte, per i colori tendenti a fondersi in una tonalità di grigio-argenteo.
Tale soluzione tecnica nasceva dalla volontà di interpretare la luce naturale, e di far si che ogni oggetto, ogni forma, apparissero fusi nella luminosità generale del soggetto naturale.
Ogni dipinto dei pittori della Scuola grigia mostra infatti una luminosità d’insieme, corrispondente ad un particolare momento solare: tutti i colori appaiono “spezzati” nella particolare qualità della luce dominante. La luce dominante si dice “tono dominante” dell’opera, i vari colori accordati su quella e ad essa subordinati, si dicono “toni”.
Tale pittura si dice, in linguaggio tecnico, “tonale”, per distinguerla da un’altra espressione attraverso il colore, detta “timbrica”.
La pittura “timbrica” è un’espressione artistica in cui ogni singolo colore non si subordina alla luminosità d’insieme di ispirazione generalmente naturalistica, come nella Scuola grigia,  ma si manifesta nelle sue qualità proprie (il timbro di colore), legandosi agli altri colori per armonia, contrasto, assonanze che dalle sue proprie qualità solo dipendono.
Il primo artista che usò l’aggettivo “grigio”, riferendosi al tono pittorico, e riconoscendo nel suo uso un nuovo modo di fare pittura “sul paesaggio”, fu il napoletano Saverio Altamura.

Saverio Altamura, Dopo la battaglia, 1850 circa

Dice un famoso scrittore d’arte, Diego Martelli, nel 1895, riferendosi al pittore Altamura: […] fu lui che cominciò a parlare di ton gris allora di moda a Parigi (1885), e tutti a bocca aperta, ad ascoltarlo prima e a seguirlo poi, per la via indicata, aiutandosi con lo specchio nero, che decolorando il variopinto aspetto della natura permette di afferrare più prontamente la tonalità del chiaroscuro,la macchia […]”
Intorno al 1860 Carcare diventa un centro di elaborazione della nuova pittura di paesaggio.
A Carcare si stabilisce lo scrittore Anton Giulio Barrili, il quale intrattiene rapporti con i giovani pittori: Carcare e Villa Maura diventa luogo di convergenza degli artisti, attirati anche dalla bellezza del paesaggio e della conseguente possibilità di sperimentare sul vero le nuove soluzioni pittoriche che essi andavano trovando.

Nasce così la Scuola grigia, che lo stesso scrittore Anton Giulio Barrili capisce essere momento innovatore dell’arte italiana, e che grandi artisti, come il toscano Telemaco Signorini, salutano come fondatrice, insieme ai “macchiaioli”, di una nuova scuola di paesaggio.
Nel 1863 Rayper e D’Andrade si recano insieme a Carcare: è l’inizio delle sedute come detto en plein air condivise ogni estate a Carcare (incontri ricordati da Anton  Giulio  Barrili nel romanzo Amori alla macchia); d’inverno essi si ritrovano a Genova, nel Palazzetto Doria.

I pittori che furono sostanzialmente non solo i fondatori della Scuola grigia, ma gli animatori dei raduni di Carcare – Ernesto Rayper, Serafino De Avendano, Alfredo De Andrade, Alberto Issel – e di colui che fu in sostanza il loro maestro, perchè sempre difese gli ideali di rinnovamento dell’arte e indico i modelli artistici da seguire: Tammar Luxoro.
La panoramica sulla Scuola dei grigi inizia con un’opera di Santo Bertelli: il suo dipinto ha oltre che un interesse artistico, un valore storico, in quanto raffigura i pittori della Scuola grigia al lavoro nello studio genovese nel quale essi si ritiravano durante i periodi invernali.

 

Santo Bertelli,  Lo studio dei grigi, 1860 circa

Segue da vicino il gruppo il più anziano Tammar Luxoro il quale, orientandosi verso il verismo dopo un’iniziale approccio romantico al paesaggio, comunica ai “grigi” l’ammirazione per Camille Corot e Chales François Daubigny, per Antonio Fontanesi e per i toscani, presenti a Genova sin dalla prima esposizione della Promotrice (1850): tra i primi ad approdare in Liguria è Serafino De Tivoli, nel 1856 Telemaco Signorini.

Antonio Fontanesi, La quiete, 1860, (Fondazione Torino Musei Galleria d’arte Moderna)
Serafino De Tivoli, Contadinello con ciucchino, 1850 circa
Telemaco Signorini, Una mattina sull’arno, 1870
Giuseppe Abbati, Il prato dello strozzino, 1850 circa, ( Firenze. GAM Palazzo Pitti)

Alla Promotrice del 1861, accanto a Rayper, espongono Giuseppe Abbati, Signorini, De Tivoli, Silvestro Lega.

Silvestro Lega, Una veduta in Piagentina, 1863

È su queste basi che si costituisce la scuola grigia, in rapporti costanti con Firenze, la cui denominazione si basa su quel ton gris, del quale si parlava a Parigi e del quale, a detta del critico Diego Martelli (1895), Francesco Saverio Altamura riferiva come si conseguisse attraverso l’uso di uno “specchio nero, che decolorando il variopinto aspetto della natura permette di afferrare più prontamente la totalità del chiaroscuro, la macchia”.

Alexandre Calame, Lago svizzero, 1850 circa

Se anche per i “grigi” lo studio ginevrino di Alexandre Calame è un passaggio obbligato, l’influsso di quest’ultimo è ben presto superato per un’adozione di un linguaggio più diretto, attento al “vero” naturale, mediato dalla conoscenza del linguaggio fontanesiano, dal rapporto coi macchiaioli, dalle opere della scuola di Barbizon, di Corot e di Daubigny e viste all’Esposizione Universale di Parigi del 1855 e ancora dai viaggi nel Delfinato, dove sono attivi pittori lionesi e ginevrini.
Essi scelgono una tavolozza chiara, luminosa e impiegata con attenzione ai rapporti tonali e alla resa delle variazioni atmosferiche.

Accomunati dalla volontà di superare nella resa del paesaggio l’accademismo e il romanticismo, si raccolgono intorno a Ernesto  Rayper il ligure Alberto Issel, il portoghese Alfredo De Andrade e lo spagnolo Serafin De Avendaño.
Aderirono alla Scuola grigia i pittori: Santo Bertelli, Domenico Casella, Gabriele Castagnola, Francesco Gandolfi,, Tammar Luxoro, Benedetto Musso, Carlo Prayer, Francesco Semino, Antonio Varni, Giovanni Battista Villa, Umberto Villa.

Benedetto Musso, Donna Erminia, 1874
Antonio Varni, La raccolta dei fagiolini (motivo presso Savona)

Questi pittori erano orientati allo studio della natura non più in termini di evocazione romantica, ma con una progressiva adesione al realismo in stretta vicinanza con le situazioni artistiche italiane più vitali: i macchiaioli toscani, presenti nelle sale della Promotrice genovese di Belle Arti appena fondata, la vicina scuola piemontese del paese canevasano di Rivara, e il solitario Antonio Fontanesi, la cui presenza in Liguria, nel 1856, fu fondamentale per l’avvio del nuovo indirizzo.

Antonio Fontanesi, Il mattino, 1850 circa

Lo studio en plein air per la resa dell’immediatezza percettiva e una più libera visione del paesaggio penetrarono in Liguria anche da spinte innovatrici esterne, come aveva già messo in luce la storiografia d’inizio novecento.
Comunque la vera e propria introduzione alla Scuola grigia è rappresentata dalle opere di Tammar Luxoro.

TAMMAR LUXORO (1825-1899)


I suoi dipinti, pur mantenendo l’impianto prospettico e la larghezza vedutistica della pittura di tradizione, manifestano una nuova sensibilità alla luce naturale del paesaggio, tradotta in un colore fine, capace di sgranarsi in una delicatezza di passaggi tonali che bene interpreta la luminosità dei soggetti di paesaggio dal vero.
Tra tutti spiccano La via ferrata  opera alla quale si ispirò il giovane Rayper (esiste l’incisione di Rayper tratta da questo quadro) Il Golfo della Spezia, del 1867 circa, luminosa interpretazione del paesaggio ligure.

Tammar Luxoro, Paesaggio, 1865 circa
Tammar Luxoro, Il Golfo della Spezia,  1867 circa, (Genova. Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti)
Tammar Luxoro, Il Golfo della Spezia,  1867 circa
Tammar Luxoro, La via ferrata,  1870, (Genova. GAM)
Tammar Luxoro, Lavandaie,  1870 circa

ERNESTO RAYPER (1840-1873)

Fu il pittore più importante della Scuola grigia, e a lui si debbono le opere più significative del nuovo orientamento dell’arte del tempo in Liguria.
Rayper ebbe come maestro il Luxoro, ma guardò ai grandi esempi europei, dallo svizzero Calame, all’italiano Fontanesi, a Courbet e Corot, francesi.
Una selezione esauriente della sua attività: dalla bellissima Passeggiata amena , del 1866 in cui si sente ancora il rapporto con la tradizione, per il soggetto storico e un senso ampio, potremmo dire “romantico” del paesaggio allo studio per un suo capolavoro del 1869, In cerca di legna ormai completamente libero da ogni legame con la tradizione e completamente affidato, nella sua vibrazione luminosa, ad un uso per così dire “impressionistico” del colore. Rayper fu anche un grande disegnatore e incisore: preparò e incise lastre sulle quali compaiono spesso visioni di paesaggio che furono anche soggetto delle sue opere dipinte.
Altri dipinti, come Lavandaie a Carcare, Paesaggio. Lavandaia, Paesaggio con acqua. Bormida,   tutti del 1866 il Contadinello e la Riva con barche, rispettivamente del 1865 e 1864, il Prato a Carcare del 1865, i Fiori d’agosto del 1866, sono evidente esempio sia di quella “presa” sul vero che è alla base della nuova pittura di Rayper, sia della sua grande capacità di tradurre in termini di poesia pittorica il rapporto emozionale con la natura.

Ernesto Rayper, Passeggiata amena, 1866
Ernesto Rayper, I pittori, 1867 circa, (Genova. GAM)
Ernesto Rayper, In cerca di legna, 1869 circa
Ernesto Rayper, L’autunno, 1868, (Genova. Collezione Banca CARIGE)
Ernesto Rayper, Lavandaie a Carcare, 1869
Ernesto Rayper, Il fonte, 1870

SERAFINO DE AVENDAÑO (1838-1916)

E’ un artista spagnolo, la cui più significativa opera maturò comunque nel1’ambito della cultura artistica toscana, ligure e piemontese: divenne infatti uno dei protagonisti della Scuola grigia.
Tra i suoi capolavori: Lungo la Bormida,  (Museo della Accademia Ligustica di Genova).
Di estremo interesse, per capire anche quale profondo rapporto legasse i pittori liguri a quelli toscani, è il dipinto  Bagni di Livorno : esso sembra riprendere, nell’impostazione prospettico- spaziale, la memoria delle tavole del Fattori e, più in generale, dei “macchiaioli”.
Ma personalissimo è il senso della luce naturale, proprio dell’esperienza del pittore, orientato verso i modelli del grande paesaggismo europeo dell’Ottocento.
Così come molto personale è l’interpretazione della luce nella bellissima tavoletta Convento della Castagna del 1875.

Serafino De Avendaño, Riva, 1866 circa
Serafino De Avendaño, Riva, 1866 circa
Serafino De Avendaño, Lungo il Bormida, 1888 (Genova. Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti)
Serafino De Avendaño, Bagni di Livorno
Serafino De Avendaño, Convento della Castagna, 1875
Serafino De Avendaño, Vicinanze di Genova, 1874

ALFREDO DE ANDRADE (1839-1915)

Nacque in Portogallo, a Lisbona, ma la gran parte della sua vita e della sua attività si svolse in Italia, prevalentemente tra la Liguria e il Piemonte.
Fu uomo di grande cultura, e si applicò anche a problemi di restauro e conservazione dell’architettura storica.
La sua pittura, che abbraccia il credo naturalistico, e presto diviene una delle espressioni più interessanti non solo della Scuola grigia ma dell’arte italiana, pur mantenendo un legame con la severa impostazione compositiva che è propria alla grande tradizione paesistica francese pre-impressionista si apre alle vibrazioni luminose proprie alla nuova arte ispirata al paesaggio.
I dipinto trai più  significativi della poetica del De Andrade. I piccoli bozzetti con paesaggi di costa ben documentano il lavoro “dal vero” del pittore: risalgono al 1862.
I suoi capolavori sono il Motivo sulla Bormida, del 1865, i Ritorno dai boschi al tramonto, Sotto i noci del 1869.
E’ opportuno notare come De Andrade, nel mentre raffigura il paesaggio, le sue luci diverse, i suoi colori, manifesti una costante attenzione per l’uomo che lo popola: dandoci delle interessanti rappresentazioni del lavoro e della vita che si svolge nell’ambiente.
E’ un aspetto particolare dell’arte di questo pittore, che intende raffigurare il luogo di un pieno rapporto tra uomo e natura.
Nella pittura di De Andrade grande importanza ha la composizione disegnativa del soggetto: i suoi colori sono pieni di luce, una luce cristallina che non rompe le forme, come in Rayper, ma evidenzia, rendendola più nitida, la severa costruzione prospettica e disegnativa del quadro.

Alfredo De Andrade. Motivo sul Bormida. Carcare, 1865, (Genova.GAM)
Alfredo De Andrade. Ritorno dai boschi al tramonto, 1869 (Genova. Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti)
Alfredo De Andrade, Sotto i noci, 1869
Alfredo De Andrade. Mare e scogli, 1869

ALBERTO ISSEL (1848-1926)

E’ il più giovane dei pittori fondatori della Scuola grigia.
Nella sua formazione conta molto la conoscenza e l’interesse per la pittura toscana del suo tempo, in particolare del “macchiaioli” come si evince dal dipinto Lavandaie al fiume.
Di essa si avverte costantemente l’eco nella rigorosa composizione dell’immagine per zone di colore e nella predilezione per umili soggetti, oltre che nel suo rivolgersi a quel  tema di vita militare che era proprio al Fattori.
A contatto con gli altri pittori della Scuola grigia, Issel maturò quel poetico senso della natura, quell’interesse per la luce e per la sua espressione in pittura mediante i paesaggi del tono pittorico, che fecero di lui uno dei veri e propri protagonisti di quel movimento.
Lavandaie a Carcare, Pescatori a Rapallo, Oliveto, Interno di paese, Rivara,  rappresentano capolavori del pittore nell’ambito di quel “paesismo puro” che è un aspetto fondamentale della sua produzione.
Così  Il guado, Bivacco,  Al Pincio,  Accampamento di fanteria, sono punti di riferimento essenziali per intendere l’altro aspetto,  di pittura “a tema”, prevalentemente militare, che è tipico della sua arte.
lssel ebbe, nella seconda parte della sua vita, un’intensissima attività nel campo dell’artigianato, dal mobile alla ceramica.

Alberto Issel, Lavandaie al fiume, (1865)
Alberto Issel, Bivacco, 1871, (Genova.GAM)
Alberto Issel, Accampamento di fanteria, 1873
Alberto Issel, La ronda, (1873)
Alberto Issel, A Rapallo , 1871

I protagonisti della Scuola grigia influenzarono, grazie ai risultati poetici raggiunti con l’utilizzo del nuovo linguaggio espressivo basato sull’interpretazione della luce mediante il tono pittorico, l’ambiente artistico ligure, e intere generazioni di pittori.
A Genova la Scuola grigia trovò immediatamente aderenti di grande valore, e il linguaggio “grigio” divenne un vero e proprio modo di dipingere.
Se ne sentirà l’influsso, nell’arte ligure, ancora agli inizi del Novecento.

Catalogo mostra a cura di G.Bruno, L.Perissinotti
al quale si rimanda per approfondimenti e inoltre a
http://www.pittoriliguri.info/gruppi-scuole-pittura-liguria/
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