Genova 1888 – 1985
Antonio Giuseppe Santagata pittore ligure
Antonio Giuseppe Santagata solamente intorno ai venti anni cominciò a frequentare l’Accademia Ligustica di belle arti, in un fertile ed effervescente clima culturale, aggiornato da un viaggio a Parigi e dalla conoscenza delle nuove tendenze artistiche.
Fu allievo di T. Quinzio all’Accademia Ligustica di Belle Arti, iniziando ad esporre nel 1912.
Nel 1921 ottenne il Pensionato Brignole-Sale e nel 1928 l’iscrizione tra gli accademici di merito alla Ligustica.
Lunga e laboriosa la sua attività di affreschista.
Tra il 1928 e il ’32 affresca il salone della Casa Madre dei Mutilati di Roma (il Catino absidale: L’offerta della Casa Madre alla Vittoria e le tre lunette laterali: La partenza, L’assalto, Il ritorno).
Lavorò anche ad altre case per i mutilati esempi di arte e architettura fascista: Genova, Milano, Ravenna, Bergamo, Palermo.
Casa del Fascio. Affresco celebrativo per Antonio Locatelli.1941
Esegue anche cinque mosaici all’interno del Palazzo di Giustizia di Milano: Giustiniano, La Giustizia, Il canonico Graziano, Napoleone legislatore e Le leggi fasciste (quest’ultimo rimosso dopo la caduta del Fascismo).
Negli anni 1938-1940 dipinge l’affresco sulla facciata del Padiglione Italiano alla XXII Biennale di Venezia (La Regina del Mare).
Nel 1955-57 realizza gli affreschi della cupola e dei pennacchi) nella Basilica Regina degli Apostoli in Roma.
Successivamente esegue due mosaici sulla facciata esterna della Casa del Mutilato di Milano (I mutilati e i reduci inneggiano alla pace).
Restaura e modifica l’affresco all’interno della casa Littoria di Bergamo danneggiato durante i giorni della Liberazione (modifica un gruppo di camicie nere in un gruppo di popolane)
Nel 1963 esegue gli affreschi delle volte del Santuario di Nostra Signora della Guardia di Genova.
Nel 1977 realizza i mosaici all’interno e all’esterno della cattedrale di Recco (Genova).
Esegue anche un mosaico nella cappella di famiglia Pedemonte nel cimitero di S. Ilario (Genova) e un affresco nella cappella di famiglia Zucconi nel cimitero di Megli, frazione di Recco (Genova).
Convinto divisionista e simbolista, impregnato di letture filosofiche e teosofiche, coltivò fin da subito una passione per l’arte cristiana primitiva e per i mosaici. In questo florido periodo, tra il 1912 e il 1918, fu animatore della stagione ligure delle Esposizioni e Promotrici di belle arti, alla LXVIII gli fu offerta una sala personale-
Antonio Giuseppe Santagata espose appunto a numerose mostre, sia nazionali che internazionali: le mostre della Promotrice genovese, (Con l’anima in volo e Carlo Delcroix) quella della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente del 1924, l’Esposizione Internazionale di Arti Decorative a Parigi nel 1925 (dove viene premiato).
A Madrid nel 1928, Barcellona nel 1929, Bruxelles nel 1933 (dove vinse la medaglia d’oro), la I e II mostra dedicata al Novecento Italiano.
Dal 1926 partecipa alle Biennali Veneziane (dalla XV edizione alla XXII), alla (XV esposizione) ha presentato Annuncio di maternità; nel 1928 (XVI esposizione), alcuni disegni; nel 1930 (XVII esposizione) , Carlo Delcroix e Casa diroccata; nel 1932 tre lavori: Letizia; Pubertà e La cupola (dove nel 1942 è premiato per un affresco a tema bellico) e alle Quadriennali romane (dalla I alla VI).
Carlo Delcroix (marmo) 1928
Alla Mostra Marinara romana del 1926. Alle Regionali genovesi dal 1924 ; Sindacali genovesi dal 1928; Biennali romane I e II edizione; Biennali di Brera dal 1926; Mostra Aristi in Armi 1942; Esposizione Internazionale Arte Sacra 1950
Nel 1961 Antonio Giuseppe Santagata è premiato alla mostra di Arti Figurative presso Palazzo Chiablese a Torino.
Santagata si dedicò con grande successo alla pittura, alla scultura (specie agli esordi).
Attratto inizialmente da una pittura tardo-simbolista, si avvicinò, negli anni Venti, al movimento del Novecento Italiano guidato da Margherita Sarfatti.
Da qui la sua partecipazione alle mostre del 1926 (I di Novecento) e del 1929 (II di Novecento), dove espose opere caratterizzate da una solida struttura compositiva .
Circa la sua attività di mosaicista ricordiamo le opere eseguite, dopo il secondo conflitto mondiale, nella chiesa parrocchiale di Recco.
Dipinse ritratti, figure, scene commemorative, soggetti religiosi, fu anche un ottimo pittore paesaggista e marinista raffigurò, sovente, vedute del Golfo Paradiso e di Camogli dove aveva lo studio nel piccolo porticciolo.
Piccolo porticciolo di Camogli. La tintura delle reti
Inizialmente, come già detto, si cimentò con il divisionismo e il simbolismo e in questi lavori ritroviamo i caratteri della pittura di Previati, Segantini e Pellizza da Volpedo. Successivamente approdò al mondo linguistico e tematico dei novecentisti al quale restò legato, negli ultimi anni della sua attività, soprattutto per la cromia.
Sempre ai suoi esordi si dedicò alla incisione e alla medaglistica.
Purtroppo l’artista subì uno strisciante e palese, anche se non dichiarato, ostracismo dal mondo della cultura del dopoguerra. La sua opera è di tipo principalmente pittorico, sia di affresco che di cavalletto, talvolta, si sono inserite esperienze nella medaglistica e nella scultura.
Tra le sue opere più significative: La battaglia delle lucciole, 1914 (LXVIII Promotrice di belle arti di Genova); Ritorno, 1920 (GAM Genova); 1920 Annuncio di maternità, 1926 (XV Biennale di Venezia); Ritratto della madre, 1927; Ulisse, 1935 (II Quadriennale romana); Letizia, 1936 (XX Biennale di Venezia); Il padrone della barca, 1939 (III Quadriennale di Roma); Pioggia sul piccolo porto, 1939 (III Quadriennale di Roma); Oliva, 1950 (VI Quadriennale di Roma).
Sue opere sono conservate nelle Gallerie d’arte Moderna di Genova, Milano e Roma; all’interno della casa del Mutilato di Genova sono conservati tre bozze ad olio degli affreschi della Casa Madre di Roma e un busto in metallo di Carlo Delcroix, fondatore dell’associazione Mutilati e invalidi di Guerra.
Studi, cartoni, bozzetti e il busto in marmo di Delcroix sono conservati alla casa Madre dei Mutilati di Roma.
Altre opere si trovano al Ministero dell’Interno.
Dal 1980 un’opera ad olio, Le oranti, del 1918 ( LXVIII Esposizione Promotrice di Genova) è entrata a far parte della collezione dei Musei Vaticani.
Le oranti
Una significativa mostra “A.G.Santagata pittore del Golfo Paradiso” è stata ordinata nel 1995 presso il Complesso monumentale di San Fruttuoso di Camogli per celebrare il decennale della morte del pittore.
Alcuni carboncini sono esposti alla mostra “La memoria della guerra” a Genova nel 2019 e nello stesso anno Genova ha reso omaggio a Santagata con una mostra a Palazzo Reale incentrata sui lavori di affresco nelle case dei Mutilati.
Nel contesto delle ricerche figurative del Novecento ispirate dalla memoria della Grande Guerra, la rappresentazione degli eventi bellici proposta dal pittore Antonio Giuseppe Santagata (Genova 1888 – Mulinetti 1985) nei suoi cicli decorativi per le Case dei Mutilati e per altri edifici istituzionali si caratterizzò per una spettacolare resa espressiva, che si ritrova anche nell’incisivo impianto compositivo e nelle eccezionali dimensioni dei suoi cartoni preparatori.
Antionio Giuseppe Santagata nasce a Genova nel 1888 e come molti altri giovani partì volontario per il primo conflitto bellico dove fu ferito gravemente durante un attacco sul Sabotino. Grazie alla sua amicizia con Carlo Delcroix, presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, venne coinvolto nella decorazione delle principali Case del Mutilato, diventando così uno tra i principali protagonisti di quella grande stagione murale che contrassegnò la ricerca artistica italiana tra le due guerre e di cui si presentano in mostra alcuni significative testimonianze, attraverso le opere di Duilio Cambellotti, Ferruccio Ferrazzi, Achille Funi e Publio Morbiducci.
Iscrittosi intorno ai vent’anni ai corsi dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, Santagata proseguì la sua formazione artistica a Roma dove, giunto come borsista del pensionato artistico Duchessa di Galliera, frequentò la scuola libera del nudo di Villa Medici. Ospitato presso Villa Massimo in un alloggio messo a disposizione dall’ANMIG, l’artista intensificò in questo periodo il suo rapporto con Delcroix che gli affidò una serie di importanti commissioni pubbliche, a cominciare dalla Casa Madre dei Mutilati di Roma, dove intervenne in fasi successive tra il 1928 e il 1938. Seguirono le altrettanto importanti decorazioni murali per le Case dei Mutilati di Genova (1938), Palermo (1939) e Milano (1942).
L’opera che consacrò la sua fama nel campo della pittura murale fu nel 1940 il grande affresco La vita eroica di Antonio Locatelli nella Casa Littoria di Bergamo. Significativi furono pure il suo fregio, andato distrutto, per il Collegio IV Novembre di Ostia (1936) e i suoi mosaici nel tribunale civile del Palazzo di Giustizia di Milano (1939).
Rientrato nel 1943 in Liguria a Mulinetti, dove risiedette sino alla morte, Santagata ritornò a dedicarsi alla pittura da cavalletto, continuando tuttavia la sua attività nel campo della decorazione murale, come attestato dall’affresco nel palazzo della società Eridania di Genova (1951) e dai cicli decorativi di carattere religioso nella basilica Regina Apostolorum di Roma (1951-1954), nell’Ospedale Galliera (1958-1959) e nel Santuario di Nostra Signora della Guardia (1963- 1967) a Genova e, infine, nella cattedrale di Recco (1967-1977).
La stagione muraria degli anni ’30
L’intensa attività di decorazione pittorica svolta da Santagata, principalmente per le sedi dell’ANMIG, si colloca di pieno diritto nel contesto della grande stagione della pittura murale italiana degli anni trenta. Il suo impegno in questo ambito precede anzi, con gli affreschi per il Salone delle Adunate della Casa Madre dei Mutilati di Roma, l’affermazione di questa tendenza, la cui formulazione teorica fu sancita nel dicembre del 1933 dalla pubblicazione del Manifesto della pittura murale, sottoscritto da Mario Sironi, Carlo Carrà, Massimo Campigli e Achille Funi. Quest’ultimo, in particolare, fu spesso impegnato, nel corso del decennio, nella realizzazione di decorazioni murali in Italia e in Libia e nel 1939 fu per lui istituita la cattedra di affresco all’Accademia di Brera.
Nonostante la sua cospicua produzione nell’ambito della pittura murale, Santagata fu tuttavia escluso dai due tra i più importanti programmi pubblici dell’epoca: l’allestimento inaugurale della V Triennale di Milano del 1933 nel nuovo Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio e la costruzione del quartiere fieristico alle porte di Roma per l’Esposizione Universale del 1942, evento al quale fanno riferimento i bozzetti con cui Alberto Salietti, segretario del Comitato Direttivo del Novecento Italiano e assiduo frequentatore della Riviera ligure, partecipò al concorso per la decorazione in mosaico nel Salone del Palazzo dei ricevimenti e congressi.
Per la sua attività pittorica Santagata ricevette comunque numerose attestazioni di solidarietà da parte di diversi artisti del suo tempo: dal futurista Gerardo Dottori, autore nel 1932 di un’elogiativa recensione dei suoi dipinti nella Casa Madre, a Ferruccio Ferrazzi che – lui stesso artefice di importanti cicli decorativi, come quello per il Mausoleo Ottolenghi di Acqui Terme progettato da Marcello Piacentini (1927- 1928) – riconobbe nella sua opera il valore eterno della pittura murale. Nel corso dei suoi interventi per le sedi dell’ANMIG Santagata ebbe inoltre modo di confrontarsi e di stringere rapporti di amicizia e collaborazione con molti altri artisti: tra essi lo scultore Adolfo Wildt, che nel 1926 lo invitò alla seconda mostra del Novecento Italiano a Milano, e Publio Morbiducci del quale, autore delle formelle bronzee per le porte laterali del salone della Casa Madre, si presentano in mostra quattro disegni con panoplie, afferenti al ciclo decorativo per il Palazzo del Governo di Forlì (1937 circa).