Casale Monferrato (AL)  1876 – Varazze (SV) 1961

Dario Ravano ceramista ligure

Dario Ravano con figli e lavoranti. Al centro seduto Dario Ravano. Seduto a terra a sinistra il figlio Ferruccio, 1930. (Archivio Storico Fotografico sulla Città di Varazze)

Dario Ravano nasce a Casale Monferrato il 28 agosto del 1876 da genitori genovesi.
Apprende i primi rudimenti della ceramica dal ceramista Giovanni Pardi ad Alassio, presso la “Società Ceramica Arte” e successivamente collabora con la manifattura “Quaglino e Poggi“.
Fu uno dei protagonisti della scena albisolese fra le due guerre, tanto da meritarsi in vita l’appellativo di “mago della ceramica”.
Dopo il 1902 è direttore artistico della bottega “Piccone” ad Albisola dimostrandosi decoratore di altissimo livello, sia negli stili tradizionali albisolesi che nell’emergente stile Liberty.
Nel 1908 presta la sua opera presso la fabbrica di ceramiche artistiche “Poggi” dedicandosi ai classici decori dello stile “antico Savona” dei quali è, con Romeo Bevilacqua, tra i migliori interpreti.

Ritornato dalla Grande Guerra diviene, grazie all’apporto finanziario dell’avvocato Albarello, comproprietario e direttore artistico della manifattura “M.A.S.” (Maioliche Artistiche Savonesi) di Albisola Capo.
Nel 1922, dopo la dismissione della “M.A.S.” viene assunto, insieme ad Ivos Pacetti e al Roggiapani, alla neonata “La Casa dell’Arte” di proprietà di Giuseppe Agnino e dei fratelli Giulio e Angelo Barile.
Intorno al 1925 collabora con la manifattura albisolese “Landa” di proprietà di Ernesto Baccino e diretta da Romeo Bevilacqua.
Dal 1925 al 1931 apre una fornace a proprio nome, con sede anche a Varazze, nella quale forma le maestranze della “C.A.S.” di Bartolomeo Rossi
Dario Ravano alla fine degli anni Trenta lo troviamo ad operare nelle fornaci della manifattura per la produzione di ceramiche artistiche albisolese “M.G.A.” di proprietà di Giuseppe Mazzotti.
All’inizio degli anni Cinquanta Ravano diviene collaboratore di Ugo Michielotto presso l’ albisolese “Manifattura Ceramiche Italia“.

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