PELLIZZA DA VOLPEDO

 Volpedo (AL) 1868 – 1907

Giuseppe Pellizza da Volpedo pittore che ha operato in Liguria

Biografia di Pellizza da Volpedo

Giuseppe Pellizza da Volpedo ebbe la formazione artistica all’Accademia di Brera, preparò l’ammissione all’Accademia nell’atelier del pittore Giuseppe Puricelli, che lo faceva esercitare nello studio del vero e nei generi
Nel gennaio del 1884 Pellizza risultava già iscritto regolarmente a Brera agli insegnamenti di ornato e di disegno di figura contemporaneamente s’iscrisse alla Scuola superiore d’arte per la professione di scultore e alla Famiglia artistica per sperimentare le tecniche dell’acquaforte e della litografia.
Di queste prime prove di studio rimane una copiosa documentazione, in prevalenza grafica.
Gli anni dei corsi a Brera (1884-87) furono puntellati da numerosi premi e segnalazioni e dalle partecipazioni alle mostre degli allievi dell’Accademia: il debutto espositivo data al 1885 con il dipinto La piccola ambiziosa.
Nel 1886, dopo Puricelli il nuovo maestro Pio Sanquirico che, a differenza di Puricelli, lo sollecitò alla studio della natura e alla pratica della pittura di paesaggio en plein air.
Alla ricerca di nuovi stimoli si iscrisse all’Accademia di S. Luca di Roma dove l’artista fu ammesso a frequentare i corsi nel novembre del 1887.
Si iscrisse anche alla Scuola libera del nudo dell’Accademia di Francia a villa Medici, ma, insoddisfatto dei docenti incontrati e dei loro insegnamenti, decise per un rapido trasferimento a Firenze.
Nel gennaio del 1888 risulta così già iscritto all’Accademia di belle arti del capoluogo toscano, dove ebbe per insegnante Giovanni Fattori e per compagni di corso Plinio Nomellini e Guglielmo Micheli.
A quest’occasione risale l’amicizia con Silvestro Lega e con Telemaco Signorini. Del novembre dello stesso anno è il trasferimento all’Accademia Carrara di Bergamo, dove il pittore, ormai ventenne e fuori età, venne accolto come allievo ‘speciale’ da Cesare Tallone.
Del 1889 è invece il primo viaggio a Parigi, in visita all’Esposizione universale.
Dopo una breve parentesi presso l’Accademia ligustica di Genova alla fine del 1890, l’artista considerò finalmente conclusa la propria formazione e allestì uno studio in un locale adiacente alla casa paterna a Volpedo
Nel 1891 partecipò alla I Triennale di Brera con i grandi ritratti dei due genitori, quindi, nel 1892, alla Promotrice di Torino, e, subito dopo, alla Permanente di Milano, dove espose Prime nebbie (cat. 673), e all’Esposizione italo-americana di Genova, in cui il dipinto Mammine gli valse la medaglia d’oro.

Fu Nomellini che risiedeva a Genova, ritrovato in questa occasione, a invitare Pellizza al confronto con la tecnica divisionista, sulla falsariga di quanto già realizzato da lui stesso, da Giovanni Segantini, Angelo Morbelli e Gaetano Previati.
Ai primi anni Novanta datano i primi studi su Il quarto stato, forse il dipinto più noto di Pellizza e frutto di una decennale elaborazione teorica e concettuale.

 

S’ode … passa la Fiumana dell’umanità
genti correte ad ingrossarla. Il restarsi è delitto
filosofo lascia i libri tuoi a metterti alla sua
testa, la guida coi tuoi studi.
Artista con essa ti reca ad alleviarle i dolori colla
bellezza che saprai presentarle
operaio lascia la bottega in cui per lungo lavoro ti
consumi
e con essa ti reca
e tu chi fai? La moglie il pargoletto teco conduci
ad ingrossare
la fiumana dell’Umanità assetata di
giustizia – di quella giustizia conculcata fin qui
e che ora miraggio lontano splende»
(Giuseppe Pellizza da Volpedo)

Giuseppe Pellizza da Volpedo presentò alla II Triennale di Brera, nel 1894, le prime opere divisioniste, in quella circostanza conobbe Segantini e Morbelli, con i quali rimase a lungo in rapporti di profonda stima e amicizia, come testimoniano i cospicui scambi epistolari con entrambi. In particolare, Morbelli fu un interlocutore privilegiato per tutte quelle questioni di fisica ottica sull’azione della luce nella scomposizione dei colori e quindi nella loro percezione, alla base delle sperimentazioni divisioniste, egli fu tra i più metodici e ortodossi sperimentatori del linguaggio divisionista.
Il 14 gennaio 1895 il pittore venne nominato socio onorario dell’Accademia di Brera.
Nello stesso anno inviò alla I edizione della Biennale di Venezia le opere divisioniste Processione e Ritratto della signora Sofia Abbiati.

Partecipò alla I Triennale di Torino nel 1896 dove ebbe modo di stringere amicizia con Leonardo Bistolfi, Giovanni Cena e con l’avvocato Pio Vazzi di Alessandria, critico d’arte interessato al simbolismo.
Nel 1898 partecipò con successo all’Esposizione nazionale di Torino, dove pure aveva provato inutilmente ad allestire una sezione dedicata alla pittura divisionista.
Nel 1899 partecipa alla III Biennale di Venezia.
Nel 1900 la partecipazione all’Esposizione universale di Parigi e alla Biennale di Venezia nel 1903.
Nel 1904 all’Esposizione internazionale d’arte di Monaco e alla LIII Esposizione della Società promotrice di belle arti di Torino, nel 1905, alla Biennale di Venezia.

La pittura di Pellizza riscosse una certa fortuna nelle Esposizioni internazionali d’arte di Monaco (1901, 1904, 1905), Berlino (1902) e Hannover (1905), ma stentava ancora a essere riconosciuta in Italia, dove fallì il progetto di una sala personale, in cui riproporre al grande pubblico la visione de
Nel 1906 Pellizza decise di trasferirsi per qualche tempo a Roma, dove partecipò alla mostra annuale della Società amatori e cultori di belle arti ed entrò in contatto con Giacomo Balla, Umberto Boccioni e Gino Severini.
Nel corso dell’anno arrivarono due importanti riconoscimenti pubblici: il ministero della Pubblica Istruzione acquistò il dipinto Il sole (1904) per la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma (cat. 1188) e il re Vittorio Emanuele III comprò il dipinto Lo specchio della vita (1898) per la Galleria d’arte moderna di Torino.

Dopo una serena estate trascorsa in Engandina, ancora nel segno del magistero segantiniano, a fine anno l’artista fece ritorno nella capitale dove, forte del successo conquistato, programmò una nuova apparizione pubblica de Il quarto stato, in mostra nel 1907 alla LXXVII Esposizione della Società amatori e cultori di belle arti.
Il dipinto, oggi conservato nel Museo del Novecento di Milano, fu acquistato per sottoscrizione pubblica nel 1920.

I primi mesi dell’anno furono segnati da due tragici lutti: la perdita del primo figlio maschio, Pietro, appena nato, e subito dopo della moglie Teresa.
Sopraffatto dalla disperazione l’artista pose fine alla propria vita impiccandosi nello studio di Volpedo il 14 giugno 1907.

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