LILLONI  UMBERTO-PITTORILIGURI.INFO

Milano 1898 –  1980

Umberto Lilloni pittore che ha operato in Liguria

Umberto Lilloni all’età di 16 anni suo padre lo mise a dirigere lo stabilimento, ma per sua natura irrequieta, preferì intraprendere gli studi d’ingegneria navale, studi che interruppe per studiare disegno presso la scuola artigiana dell’Umanitaria.
Durante questi studi scopre la propria vocazione alla pittura. Una vocazione aspramente contrastata dal burbero padre che gli tagliò i viveri e lo cacciò di casa.
Nel 1915 si iscrisse all’Accademia di Brera.
Suoi primi maestri furono lo scapigliato caricaturista Osvaldo Bignami e l’accademico cremoniano Rapetti.
Nel dopoguerra si iscrive nuovamente all’Accademia di Brera sotto la guida di Tallone e di Alciati.
Nel 1922 a Umberto Lilloni viene conferito il premio del Pensionato Hayez.
Da questo momento la cronistoria della sua vita coinciderà perfettamente con quella della sua pittura. vverte anche lui il problema del superamento della pittura postimpressionista e, per una breve stagione, si avvicina alle idee e alle ricerche del “Novecento” accogliendo con originale atteggiamento poetico le lezioni degli antichi.
S’avvede ben presto che la tendenza novecentesca è viziata da stolidi interessi extratattici ed è, in fondo, anacronistica ed incongrua al suo temperamento.
Umberto Lilloni riprende comunque lo studio del suo dilettissimo Gola, della grande tradizione pittorica lombarda.
Ed ecco finalmente, intorno al 1930, le prime esperienze di quella “pittura a fondo chiaro” che diventerà la via regia dell’arte sua.
Nel 1927 gli viene conferito il premio Principe Umberto.
Dal 1927 1l ’41 Lilloni ha insegnato all’Accademia di Brera, e dal ’41 al 62 è stato titolare di cattedra all’Accademia di Belle Arti di Parma.
Negli anni ’70 pose la propria dimora in Svizzera, dove trascorse molto tempo dei suoi ultimi anni di vita.

Lavagna, 1933

“[…] Il Chiarismo è stato un clima espressivo che si è definito a Milano verso il 1930 intorno al critico Edoardo Persico. I suoi protagonisti sono Angelo del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni, Adriano Spilimbergo, Cristoforo De Amicis, a cui si aggiungono vari artisti da Vernizzi a Padova, da Oreste Marini a Facciotto, mentre punti di contatto – o di anticipazione – con la loro ricerca si colgono nel primo Birolli o in Broggini. Si tratta, in sostanza, di una pittura dai toni luminosi, senza chiaroscuro, spesso stesi su una base di bianco ancora umida, con ombre dipinte direttamente col colore. Al predominio dei volumi, su cui si era fondato il classicismo del “Novecento” di Sironi, sostituiva il predominio del colore. Creava così un mondo lieve, precario, instabile, che suggeriva soprattutto un sentimento di vulnerabilità. […]. (E.Pontiggia, 2015)

Autoritratto
Monterosso

Galleria

Entroterra di Lavagna, 1933