Cozzo Lomellina (PV) 1905 – Torino 1979
Italo Cremona pittore che ha operato in Liguria
Italo Cremona trasferitasi con la famiglia a Torino nel 1911, vi compì gli studi classici e universitari, conseguendo nel 1927 la laurea in giurisprudenza, ma avviandosi contemporaneamente alla pratica della pittura con i pittori Mario Gachet e Vittorio Cavalleri, artisti localmente assai apprezzati, ma di estrazione e gusto ottocenteschi.
La vivacissima curiosità intellettuale e la maturazione culturale dell’artista lo spingevano naturalmente verso quegli ambienti più aggiornati sulle novità europee che, a Torino, si stavano coagulando intorno a Felice Casorati e alla sua scuola “libera.
Con Casorati e con gli intellettuali che frequentavano quell’ambiente, nonché con i coetanei discepoli del pittore novarese ebbe sin dalla fine degli anni Venti, rapporti vivacissimi di frequentazione e di amicizia, nonostante l’indipendenza del suo carattere e delle sue tendenze pittoriche, mai in seguito smentita.
Italo Cremona ha saputo mantenere intatta la propria indipendenza di visione e di gusto che, sin da allora, si manifestava in quelle forme che poi vennero svolgendosi nell’arco dell’intero suo lavoro e che sin dalle prime prove si venivano atteggiando in quella minuziosità di resa di un mondo di oggetti inconsueti ed emblematici.
Questa indipendenza lo tenne ben distinto dai due principali gruppi “d’avanguardia” operanti allora a Torino: i “secondi futuristi” e i “sei pittori di Torino” mantenendo una posizione singolare e personalissima.
Dal 1928 partecipò a varie mostre dei sodalizi torinesi e a mostre di gruppo a Torino a Milano, Roma, Firenze, e va ricordata una grande personale a Genova (al “Cenacolo”, 1933, presentata da Michele Guerrisi).
E’ documentata una sua assidua frequentazione e soggiorni in Liguria dei quali ha lasciato traccia in varie opere.
Alla XXII Biennale veneziana (1940) era stato invitato a presentare una parete con opere sue.
Alla fine del conflitto rientrò a Torino, ove riprese attivamente sia l’attività di pittore sia quella di pubblicista.
D’altra parte questi primi anni del secondo dopoguerra vedono una piena ripresa dell’attività pittorica con la partecipazione alle quadriennali romane (con le precedenti al conflitto, la I, 1931, e per invito la II, III, VI VI, VIII), alle biennali veneziane XVIII (1932), e per invito: la XIX, XX, XXII, XXIV, XXV, XXVII, XXVIII, alla I Internazionale dell’Art Club (Torino 1949), ai premi di Francavilla a Mare e della Spezia nel 1951, al premio Bagutta di Sportorno nel 1959, al premio Posillipo a Napoli nel 1966, ad Arte moderna in Italia 1915-1935 a palazzo Strozzi, Firenze 1967,
Incaricato della cattedra di decorazione all’Accademia Albertina di Torino dal 1946 al 1955, e dal 1955 al 1975 fu nominato direttore dell’Istituto statale d’arte di Torino, sede in cui poté esplicare le sue personalissime concezioni didattiche, lasciando una forte impronta su collaboratori ed allievi.
Importante, in questi anni, specialmente dopo il 1963, l’attività di incisore
Indubbiamente come pittore rappresenta un caso anomalo, ma di alto interesse, nel quadro della vita artistica italiana del secolo. Partito, per temperamento e per convinzioni ideologiche, da posizioni di diffidenza verso i movimenti artistici della Torino degli anni Trenta ma conscio della sterilità del tradizionale epigonismo dell’Ottocento che in nome di G.Grosso a quelle “novità” si opponeva, seppe, con pochi altri essere vicino ai “nuovi” come loro frequentatore ed amico, pur senza condividerne le posizioni ideologiche e stilistiche.