L’Accademia ligustica di belle arti di Genova, fondata nel 1751, riunisce le funzioni di scuola di formazione artistica e di museo. L’aggettivo ligustica deriva dal nome della regione Liguria, dall’originario nome dei Liguri nell’Antichità (Lygies).
Situata nella centrale piazza De Ferrari, e circondata da un ombroso porticato che si prolunga fino al vicino Teatro Carlo Felice, ha avuto fra i suoi docenti personaggi di fama internazionale tra i quali i pittori Cesare Viazzi, Giannetto Fieschi e Mario Chianese, l’artista performativo Cesare Viel, il fotografo Fredrick Clarke ed il pittore informale neo-espressionista Roberto Merani.
Tra i più noti diplomati dell’Accademia ligustica vi sono l’italo-britannica Vanessa Beecroft (nata a Genova nel 1969 ma residente a New York, conosciuta per le sue performance) e l’attore genovese Gilberto Govi.
Il palazzo che attualmente ospita l’Accademia, sita al numero civico 5 di piazza De Ferrari, fu costruito sul sito del demolito convento di San Domenico, su progetto di Carlo Barabino.
L’iter progettuale, partito nel 1826 per poi concludersi nel 1831, di pari passo alla demolizione di chiesa e convento di San Domenico, passò attraverso varie proposte.
Fu dapprima costruito il porticato sui lati Nord ed Ovest, destinato ad una caserma; quindi avrebbe dovuto far parte di un edificio porticato che circondava tutta la piazza; infine con la costruzione del Teatro Carlo Felice sul sito della chiesa, divenne sede inoltre della Biblioteca civica Berio – dal 1831 al 1997 – e dell’Accademia Ligustica. Il palazzo subì diversi danni alla struttura nel corso dei bombardamenti aerei nel 1942.
Inizialmente la facciata a Levante, su via Vernazza, non era porticata, ma addossata alla collina, e ospitava la sala di Santo Varni.
Con l’apertura di via XX Settembre e con essa di via Vernazza (1900 ca.), venne prolungato il portico anche su questo lato demolendo il salone di Varni.
Il museo
All’interno dell’Accademia si trova un museo (solo le opere più importanti sono visibili al pubblico, le altre sono consultabili da studiosi) con interessanti opere di autori attivi tra il Duecento e il Quattrocento: Francesco d’Oberto, Nicolò da Voltri, Donato de Bardi, Nicolò Corso, Manfredino Bosilio, Andrea Semino, Perin del Vaga e Luca Cambiaso.
Tra gli autori del Sei e Settecento sono invece rappresentati: Bernardo Strozzi, Giovanni Battista Paggi, Luciano Borzone, Andrea Ansaldo, Domenico Fiasella, Gioacchino Assereto, Gio. Andrea De Ferrari, Giovanni Benedetto Castiglione, Sinibaldo Scorza, Orazio De Ferrari, Valerio Castello e Domenico Piola.
L’Ottocento è invece rappresentato da: Giberto Borromeo Arese, Tammar Luxoro, Ernesto Rayper, Alfredo d’Andrade, Serafino de Avendano, Luigi Bechi, Serafino De Tivoli, Giuseppe Abbati, Vincenzo Cabianca, Domenico Morelli, Cesare Viazzi, Nicolò Barabino.
Il XX secolo vede rappresentanti come: Plinio Nomellini, Rubaldo Merello, Giuseppe Cominetti, Giuseppe Sacheri, Andrea Figari, Antonio Discovolo, Oscar Saccorotti, Eso Peluzzi.
Completano la collezione due dipinti di Anton Raphael Mengs e opere di Plinio Nomellini, Aldo Bosco, Cecilia Ravera Oneto e Plinio Mesciulam
Oltre ai quadri fanno parte del patrimonio dell’Accademia:
Sculture
Dalla fondazione dell’istituto, ma soprattutto nel corso del XIX secolo, giunsero nelle collezioni dell’Accademia sculture in marmo e bronzo, elementi architettonici in pietra, modelli in gesso o bozzetti in terracotta di diversa provenienza. Questo materiale, per carenza di spazi espositivi è conservato nei depositi.
Tra i pezzi più interessanti sono da segnalare due sovrapporta genovesi del XV secolo in pietra di Promontorio, raffiguranti rispettivamente “San Giorgio e il drago” e “San Giovanni Battista”, che documentano una particolare fase della scultura decorativa a Genova tra Quattro e Cinquecento.
Calchi
Nel Settecento le Gipsoteche erano diventate un elemento irrinunciabile delle accademie d’arte in tutta Europa. Anche a Genova, alla fondazione della Ligustica, nel 1751, venne avviata la costituzione di una Gipsoteca, poiché i calchi in gesso, insieme con le incisioni di riproduzione, costituivano modelli e repertori indispensabili per una didattica improntata allo studio del “bello antico” e al confronto con le opere dei grandi maestri attraverso la pratica della copia.
Come documentano gli inventari ottocenteschi e un disegno conservato nell’archivio dell’istituto, dal 1831, dopo il trasferimento nell’attuale sede, i calchi delle opere monumentali e più prestigiose – dall’Ercole Farnese al Gladiatore Borghese, dalle figure del Crepuscolo e dell’Aurora delle tombe Medicee di Michelangelo al Mercurio di Thorwaldsen – occupavano la grande sala a colonne detta “Sala delle Statue o Gessi”, posti su basi in legno dal profilo modanato laccate in grigio.
Disegni
La cospicua raccolta (circa 2300 fogli) comprende disegni la cui datazione va dal primo Seicento al primo Novecento, con una prevalenza di opere settecentesche e soprattutto ottocentesche. Si tratta infatti di una collezione formata per acquisti e donazioni susseguitisi nel tempo intorno ad un primo nucleo costituito nell’ambito dell’attività didattica della scuola a partire dalla sua fondazione, nel 1751.
Il fondo antico comprende disegni di artisti genovesi, o legati alla città, databili tra XVII e XVIII secolo e documenta quella che era considerata dai fondatori e dai promotori dell’Istituzione la grande stagione artistica genovese con opere di Giulio Benso, Giovanni Andrea De Ferrari, Domenico e Paolo Gerolamo Piola, Gregorio e Lorenzo De Ferrari, Sebastiano Galeotti.
Stampe
La raccolta, costituita da circa 4.000 fogli comprendenti xilografie, incisioni a bulino e all’acquaforte, tecniche miste e litografie databili dal XVI al XX secolo, si è formata a partire dal 1751, anno di fondazione dell’Istituto, attraverso acquisti e donazioni. Una parte consistente è costituita dai repertori legati all’attività didattica dell’Accademia, un’altra da fogli di autori diversi per epoche e scuole.
Ceramiche
La diffusione dei manufatti in maiolica prodotti dalle officine ceramiche liguri in Europa e anche oltre l’Atlantico fu forse determinante per la costituzione di una raccolta di oggetti da porre a disposizione degli studenti della scuola tra i quali avrebbero potuto formarsi validi e promettenti artigiani e artisti in gradi di rinnovare i fasti dell’antica tradizione.
La raccolta di ceramiche venne formandosi infatti nel corso dell’Ottocento in seguito a donazioni e lasciti di collezionisti genovesi; il più rilevante fu quello di Antonio Merli, imprenditore colto e impegnato, a lungo segretario dell’istituto, che nel 1874 legò all’Accademia molti pezzi della sua raccolta.